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Racket degli olii esausti per il clan, a processo zio e nipote

CASAPESENNA/SAN CIPRIANO D’AVERSA. Hanno scelto di essere processati con il rito abbreviato Aldo e Giulio Nobis, zio e nipote coinvolti nell’inchiesta sul racket degli olii esausti per conto dei Casalesi.

Secondo l’accusa i due, insieme a Vincenzo Cantiello, sarebbero stati assoldati da un imprenditore di 50 anni che per gli investigatori avrebbe assoldato Aldo Nobis per fare concorrenza alla vittima a “colpi” di minacce e non solo, ed estrometterlo così dal lucroso affare della raccolta e reimmissione sul mercato degli olii esausti rigenerati. Secondo quanto emerso dalla indagini, Aldo Nobis, dopo avere coinvolto anche esponenti di spicco del clan, insieme con il nipote Giulio, ha aggredito e picchiato a Casapesenna l’imprenditore rivale del suo committente che si era permesso di violare il divieto di esercitare la sua attività nei tre comuni del Casertano da sempre roccaforti del clan (Casal di Principe, Casapesenna e San Cipriano d’Aversa).

L’imprenditore vittima ha denunciato tutto ai carabinieri, raccontando di come l’azienda rivale, grazie al sostegno del clan, sia riuscita a soffiargli decine di clienti, tra cui molte pizzerie, ristoranti e attività alimentari; i clienti avevano paura della caratura criminale di Nobis e Cantiello, e peraltro quest’ultimi – è emerso – non esitavano ad entrare nelle attività e ritirare arbitrariamente gli oli esausti. Vantano tutti parentele con personaggi legali al clan: i due Nobis sono fratello e figlio del ras Salvatore detto Scintilla.