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Violenze su detenuti minori, svolta per agente arrestato: torna nel Casertano

MACERATA CAMPANIA/SANTA MARIA CAPUA VETERE/AVERSA/CASERTA. Svolta per uno degli indagati chiave nell’inchiesta ella Procura su maltrattamenti e torture nel carcere minorile Beccaria di Milano.

Sono stati concessi gli arresti domiciliari a Macerata Campania a Giuseppe Di Cerbo, 30 anni, uno dei quattro agenti casertani coinvolti. Con lui è stato arrestato anche Salvatore Imbimbo, 30 anni di Aversa, mentre sono indagati con la sola sospensione dal servizio Salvatore Bonavolontà, 30 anni di Caserta, e Giuseppe Tramontano, 30 anni di Santa Maria Capua Vetere.

Dagli interrogatori degli arrestati, che hanno avuto un atteggiamento collaborativo, è emerso anche che negli anni il personale della Penitenziaria al Beccaria “si è dimezzato, nessuno voleva lavorare là”.

I referti a zero giorni

Avrebbero voluto “produrre un referto medico ‘pilotato'” che certificasse che loro stessi avevano riportato ferite, ma sarebbe stata “poco credibile” una “certificazione con lesioni per gli agenti e una prognosi di zero giorni”, data dall’infermeria interna del Beccaria, “per il detenuto”. Così in un’annotazione di polizia giudiziaria del 21 marzo scorso vengono descritti i tentativi di trovare “coperture” da parte degli agenti di Polizia penitenziaria coinvolti nell’inchiesta della Procura di Milano che due giorni fa ha portato a 13 arresti e ad otto sospensioni. Nell’annotazione integrativa si fa riferimento al pestaggio del 19 marzo scorso di un ragazzo di 16 anni che sarebbe stato ridotto “in stato di semi-incoscienza”.

Detenuto che “visitato dai medici” del Beccaria, però, “aveva riportato zero giorni di prognosi”. Mentre le “immagini del sistema di videosorveglianza”, si legge nell’integrazione firmata dai pm, “hanno ripreso parte della brutale e reiterata aggressione”. Dalle conversazioni intercettate emerge l’intenzione degli agenti “di insabbiare le condotte violente”. Uno di loro diceva: “Hai capito o no? Cioè prognosi zero un mingherlino del tanto. Pure un giudice dice ‘ma come cazzo è questo?'”. Si preoccupavano anche di ciò che aveva scritto un collega in una relazione. “Ma quello io l’apparo (risolvo, ndr) con (…) l’educatore e il sindacato. Quello io proprio l’apparo. Non è un problema su quello”. In relazione alle violenze nei confronti di un altro ragazzo, poi, scrivono i pm, quest’ultimo aveva chiesto “di essere sottoposto a visita medica, visita che veniva effettuata sia dall’infermiere” sia “dal medico” descritto come il “‘capo’ dei medici in servizio al Beccaria”. Tra la documentazione acquisita, però, “non è stato reperito né il referto medico rilasciato all’esito della visita nell’infermeria interna al Beccaria, né certificazioni mediche” di un ospedale esterno.