CASERTA. La provincia di Caserta ha il suo epicentro criminale nell’area dei Comuni intorno a Casal di Principe ove le pressanti e continue azioni di contrasto delle forze di polizia hanno evidenziato la persistente operatività del clan dei CASALESI.
Sodalizi familiari e stranieri
Nel territorio del Comune di Marcianise gli esiti investigativi documentano la presenza del clan BELFORTE, del sodalizio dei PICCOLO-LETIZIA e di altri piccoli gruppi autonomi, organizzati su base famigliare, come i clan MENDITTI e BIFONE. Nel Comune di Villa Literno storicamente accertata l’operatività del clan BIDOGNETTI cui si affianca una criminalità straniera di origine centrafricana sempre più attiva in numerosi settori criminali quali i cults nigeriani che, con metodi particolarmente violenti, gestiscono il traffico e lo spaccio di stupefacenti, la tratta di esseri umani e lo sfruttamento della prostituzione delle loro connazionali.
La Valle nel mirino
L’area che comprende i Comuni di Santa Maria a Vico, Arienzo e San Felice a Cancello ricadrebbe sotto il controllo dei gruppi operanti a Maddaloni e riconducibili al clan BELFORTE di Marcianise attivi, soprattutto, nel campo delle estorsioni. In questo comprensorio, continuerebbero a operare, in particolare nel settore degli stupefacenti, anche esponenti di gruppi autonomi nel tempo indeboliti a causa della detenzione o dalla collaborazione dei rispettivi vertici. Il clan dei CASALESI ha rappresentato storicamente un punto di riferimento nel panorama criminale casertano sebbene oggi la sua struttura, differente da quella originariamente confederativa di diversi clan, risenta dell’incessante azione di contrasto condotta dalla Magistratura, dalle Forze di Polizia e dall’Autorità prefettizia.
Gli eredi dei padrini
Grazie anche ad una spiccata capacità “militare”, gli SCHIAVONE permangono la componente dell’organizzazione più forte e stabile rispetto a quelle delle famiglie ZAGARIA e BIDOGNETTI che, anche nel semestre in questione, non hanno evidenziato segnali di palese conflittualità. Il continuo adattamento per la sopravvivenza ha costretto il cartello confederato, così documentato nelle trascorse evidenze giudiziarie, ad un processo di necessaria trasformazione per evolvere in autonome organizzazioni che preservano il controllo del territorio mediante fluide e nuove modalità operative. Alle giovani leve (che vantano legami di tipo parentale con figure apicali di storiche famiglie di camorra) è affidato il controllo militare del territorio esercitato tramite la gestione delle attività illecite legate al traffico di sostanze stupefacenti, settore in cui nel passato i sodalizi casalesi erano rimasti estranei.
Droga e scommesse
In questo ambito, si sarebbero sviluppati rapporti per l’approvvigionamento dello stupefacente con gruppi napoletani e con la ‘ndrangheta calabrese. Le indagini concluse nel semestre hanno evidenziato anche un rinnovato interesse dei sodalizi nella gestione delle piattaforme dei giochi on line e delle scommesse illegali, nonché nell’infiltrazione nel sistema del recupero degli oli esausti mediante forme di illecita concorrenza nel peculiare mercato.
Gli affari negli appalti
Il reimpiego di denaro provento di delitto in attività economiche e l’infiltrazione negli appalti di sevizi tramite condotte corruttive e collusive con funzionari pubblici costituiscono la manifesta vocazione imprenditoriale del clan dei CASALESI che li contraddistingue dalle altre organizzazioni camorristiche campane. La strategia di contrasto adottata dalla Procura distrettuale napoletana, che ha efficacemente coordinato gli sforzi operativi sul piano investigativo e preventivo della DIA e delle altre Forze di Polizia, ha colpito sistematicamente non solo questa spiccata capacità ma anche quella di avvalersi di un solido “capitale sociale” composto da relazioni e reti affaristiche-criminali in cui risultano coinvolti sistematicamente funzionari pubblici e imprenditori attivi in molteplici settori. . Talune attività investigative concluse dalla Polizia di Stato di Caserta hanno evidenziato l’interesse dei clan casertani anche verso i settori socio-assistenziali.