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Indagine sulla religione tra mille studenti di Terra di Lavoro

CAPUA E AGRO AVERSANO. Si è conclusa ieri pomeriggio, intorno alle 17, un’intensa giornata per le discussioni di tesi proposta da una dozzina di studenti dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose – Intediocesano Area Casertana – “Santi Apostoli Pietro e Paolo di Capua”. La commissione di valutazione è risultata composta dal preside della Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale: don Emilio Salvatore, dal direttore dell’Issr di Capua: don Guido Cumerlato, dal vicedirettore Antonio Romano e dal professore don Agostino Porreca (nel pomeriggio, poi si è aggiunta la presenza di mons. Salvatore Visco, vescovo di Capua).

Molteplici sono stati i temi trattati e le argomentazioni affrontate dagli allievi di questo indirizzo di studi nella formazione per l’IRC e degli operatori pastorali. Nel contempo, quest’anno, a fronte della tesi in Dialogo Interreligioso, elaborata dal candidato Massimiliano Ive, avente quale titolo “Dire Dio Oggi – Problematiche di Teologia della Comunicazione per i giovani”, è stata strutturata un’indagine sociologica, antropologica sul rapporto tra i giovani e il fenomeno religioso in Terra di Lavoro. Sulla base di pregressi studi in Sociologia delle religioni (corso tenuto dal professore di Caserta Sergio Carriero) è stato eseguito un lavoro effettuato in sinergia con l’area didattica della facoltà in questione legata alla Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale. La suddetta indagine conoscitiva, inoltre, trae spunto da altrettante ricerche nazionali svolte sullo stesso argomento, condotte a loro volta, da autorevoli docenti universitari, in primis il sociologo Franco Garelli. Ebbene, attraverso la suddetta tesi, che ha avuto come relatore: don Guido Cumerlato (direttore dell’Issr di Capua) e il professore di teologia della comunicazione, Gian Paolo Bortone, si è riusciti, in tale frangente a rendere partecipi alcuni istituti superiori della provincia di Caserta e di quella di Napoli (precisamente dell’agro aversano e dell’agro giuglianese) al fine di porre un questionario con delle specifiche domande rivolte a circa 1.000 studenti.

Mediante una piattaforma per questionari realizzata con Google moduli, sono state comminate 10 domande: Credi in Dio?; quali caratteristiche useresti per descriverlo?; chi è Gesù?; cosa chiederesti a Dio?; che cosa è la Chiesa?; hai frequentato il catechismo?; attualmente frequenti la Chiesa oppure no?; per quale motivo?; conosci altre tradizioni religiose, che ne pensi?; cosa chiederesti a Papa Francesco?. Ebbene dopo un lungo lavoro di lettura e di analisi ermeneutica dei dati raccolti è stato evidenziato come nonostante l’82,94% dei ragazzi si sia dichiarato credente in Dio a fronte del 14% che si sono confessati atei, si stia delineando anche in Terra di Lavoro lo scollamento dalla proposta della dottrina cattolica della Chiesa ufficiale, e stia emergendo il fenomeno della “biodiversità religiosa” e dell’indifferenza al fenomeno religioso” tra i giovanissimi cresciuti all’ombra dell’Ambiente digitale, della Society Software, e delle connessioni di rete in salsa Smartphone.

Nonostante i giudizi positivi di molti teenager  casertani e napoletani sull’esperienza del Catechismo che resta ancora uno strumento di formazione cristiana di massa (ancorato al dato dell’84% dei frequentanti), poi è stato riscontrato che solo il 5% degli intervistati ha accolto pienamente la proposta di “adesione di fede”, mentre il resto al termine del percorso di iniziazione cristiana: o ha perso la fede, o non frequenta più le parrocchie (il 52,5%), o non è più cristiano praticante (47,6%). Critiche costruttive al Catechismo sono derivate da numerosi studenti liceali che hanno etichettato tale percorso educativo: come nozionistico, istruttivo, divertente, ma relegato alla sfera dell’infanzia, quindi non permettendo agli stessi di avere gli strumenti culturali e religiosi per rispondere alle istanze della società contemporanea che propone altri modelli. Una crisi che coinvolge anche le altre proposte religiose, comunque, in quanto molti giovani pur non aderendo più con fede alla proposta cristiana non accettano nemmeno quelle dell’Islam, dell’Induismo, del Buddismo, ecc, così come non fanno breccia sette e alternative New Age. Se il filosofo Galimberti ha definito i teenager di oggi come persone col “vuoto dell’anima” prodotto dall’analfebetismo emotivo e il collega Lyotard ha denunciato che nella “condizione post-moderna” di fronte alla crisi di fiducia nella ragione le nuove generazioni hanno accolto il relativismo, l’indifferentismo e l’agnosticismo, costruendo un’identità liquida, se non gassosa, nei giovani casertani e in quelli napoletani è affiorata la “religiosità diffusa o biodiversità religiosa”.

A fronte di ciò nell’ambito degli studi effettuati a supporto della tesi discussa ieri, frutto di un lavoro che rispecchia il cammino sinodale della Chiesa e il carattere dell’interdisciplinarietà, sono state avanzate delle proposte di dialogo interreligioso e di comunicazione verso gli studenti della generazione Smartphone cresciuti con altre categorie culturali. A fronte del tirocinio didattico organizzato dal professore di Didattica generale, Genoveffo Pirozzi, sono state evidenziate criticità dell’approccio educativo tradizionale con i ragazzi odierni e sono state delineati dei percorsi da intraprendere dal punto di vista didattico educativo che rilanciano in primis la proposta concreta e antropologica di Ratzinger (Introduzione al Cristianesimo) di un Cristo vero Dio e vero uomo, e in secondo luogo un Gesù come un eterno giovane, vivo, così come rilanciato da Papa Francesco nell’esortazione apostolica post-sinodale Christus Vivit, facendo uso del linguaggio dei social e dei canali comunicativi della musica Hip-hop cristiano e dell’arte in genere.

Infine, tenendo conto che non sussiste una soluzione unica dal punto di vista didattico per il complesso mondo giovanile e per le diverse forme di spiritualità insite nei ragazzi, allora occorre sperimentare, mediante lo strumento del dialogo interreligioso (fondato sulla ricerca della dimensione religiosa dell’umano), la cosiddetta Didattica ermeneutica esistenziale incentrata sui bisogni, sul vissuto, sulle esperienze di vita di ogni giovane e sul dubbio evolutivo.