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Concessionaria crivellata di colpi, la firma del clan dopo il no alla tangente

MARCIANISE. Vetrina della concessionaria crillevata di colpi, la Dda “trova” la firma della cosca dei Quaqquaroni. C’è anche l’attentato alla rivendita di auto sita nel centro di Marcianise nell’inchiesta sulle nuove leve dei Piccolo.

Agostino Piccolo e Francesco Piccolo (deceduto) sono ritenuti dalla Procura Antimafia organizzatori e mandanti del raid; Gaetano Monica e Gaetano Viciglione come esercutori materiali danneggiavano la vetrina della concessionaria esplodendo 3 colpi di pistola calibro 9×21. L’episodio è avvenuto il 20 settembre 2019 e in quel lasso di tempo furono diverse le concessionarie finite nel mirino o addirittura visitate dai Quaqquaroni.

Nel caso della concessionaria bersagliata dagli spari il titolare era stato precedente avvicinato dagli uomini del gruppo che gli avevano chiesto una somma di denaro a titolo di tangente “per il compagno e gli amici del clan Piccolo-Letizia”. L’imprenditore, titolare di un’attività che vende sia auto che mezzi agricoli, si rifiutò di versare il denaro e da lì partì la spedizione punitiva.

La data chiave

La Procura di Napoli (Direzione Distrettuale Antimafia) ha chiesto il rinvio a giudizio per sette persone ritenute organiche al clan camorristico Piccolo-Letizia, in particolare nei comuni di Marcianise e Capodrise; l’udienza preliminare si terrà davanti al tribunale di Napoli (Gup Fabio Provvisier) il prossimo 29 settembre. I Piccolo-Letizia sono storicamente rivali dell’altro clan attivo da decenni a Marcianise, i Belforte, ma negli ultimi anni, complici alcune scarcerazioni e soprattutto le tante inchieste che hanno indebolito i Belforte, hanno ripreso forza sul territorio.

Tra gli episodi estorsivi contestati quello relativo all’azienda che a Marcianise svolge il servizio di raccolta dei rifiuti solidi urbani, la “società consortile Marcianise servizi arl”, il cui titolare Antonio Deodati ha versato agli emissari del clan, in particolare ad Amedeo Belvisto, somme tra i 2 e i 3mila euro prima delle festività di Pasqua e Natale negli anni 2014 e 2015; qualche anno dopo, nel 2019, gli imputati Agostino Piccolo e Gaetano Monica non sono riusciti invece a farsi pagare dalla stessa azienda, per il rifiuto di un dipendente che era stato avvicinato.

In altre circostanze è emerso come gli estorsori, in mancanza di soldi, non disdegnassero di prendersi dagli operatori economici anche prodotti, senza ovviamente pagarli; è il caso di Gaetano Monica, che viene intercettato mentre “preleva” alcune paia di scarpe Nike e Fila nel negozio di un imprenditore taglieggiato. Almeno sette estorsioni non sono state consumate per il rifiuto delle vittime di pagare.