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Soldi sporchi della mala per case e squadre sportive, 9 indagati: c’è un noto imprenditore

SAN CIPRIANO D’AVERSA. Un nuovo colpo della Direzione Distrettuale Antimafia scuote il confine tra Lazio e Campania, portando alla luce un sistema criminale radicato e trasversale, capace di saldare gli interessi della mafia siciliana con quelli della criminalità romana e campana. Al centro dell’inchiesta, denominata “Mare e Terra”, c’è Emanuele Rossi, imprenditore edile e titolare della Rossi Costruzioni Edili Srl, vittima di una lunga serie di intimidazioni e tentativi di estorsione orchestrati da due gruppi criminali distinti ma convergenti: uno riconducibile alla Banda della Magliana, l’altro con forti agganci alla mafia catanese.

La svolta arriva su disposizione della DDA, che affida alla Direzione Investigativa Antimafia l’esecuzione di misure cautelari nei confronti di nove soggetti, tra cui spiccano Francesco Mario Dimino, considerato il collegamento tra i mondi criminali siciliano e romano, Gaetano Mirabella, Luigi Montegrande, Bruno Rea (agli arresti domiciliari), Roberto Fiorini, Antonio Nicoletti (figlio dello storico cassiere della Banda della Magliana, Enrico Nicoletti), Pasquale Lombardi, Valter Valle (anch’egli ai domiciliari) e Nicola Diana, imprenditore di San Cipriano d’Aversa, sottoposto all’obbligo di firma.

Case a prezzi stracciati e squadre sponsorizzate

Secondo le accuse, il gruppo avrebbe agito per costringere Rossi a cedere tre appartamenti a prezzi stracciati (circa 300mila euro complessivi) nel complesso immobiliare di via del Mare a Pomezia. A ciò si aggiungeva l’imposizione di due sponsorizzazioni “forzate”: una da 30mila euro all’ASD Unifortitudo Basket Pomezia e una da 70mila euro all’Unipomezia Calcio a Cinque.

L’inchiesta prende le mosse da un contratto immobiliare del 2016 tra Rossi e Bruno Rea, insieme al defunto Ezio Pascucci. Un contenzioso per mancati pagamenti degenera in minacce gravissime: Rea arriva a evocare la morte dei familiari di Rossi. Nel 2019, un attentato a colpi d’arma da fuoco contro il cantiere rappresenta il salto di qualità intimidatorio.

Tra il 2018 e il 2021, la pressione criminale si intensifica. Mirabella, Montegrande, Fiorini e Dimino, secondo gli inquirenti, cercano di recuperare un presunto investimento da 600mila euro effettuato da Pascucci.

Imprenditori nel mirino della Dia

Fondamentale il ruolo di Lombardi e Nicoletti, garanti della “protezione” all’imprenditore, e di Valle, ex agente oggi a capo di una società di vigilanza, che avrebbe sollecitato Rossi ad accettare le richieste. Le denunce dello stesso Rossi e i gravi elementi raccolti dalla DIA hanno rafforzato il quadro probatorio, collegando la vicenda anche al filone che ha portato allo scioglimento del Comune di Aprilia.

L’indagine svela così un disegno unitario tra due strutture criminali distinte ma convergenti, che hanno tentato di piegare un imprenditore alle loro logiche di sopraffazione, usando paura e violenza come moneta di scambio. I reati ipotizzati spaziano dall’estorsione aggravata al danneggiamento, fino all’intestazione fittizia di beni. Le indagini proseguono, con particolare attenzione al ruolo di Nicola Diana, già noto alle cronache giudiziarie locali.

Questa vicenda conferma la pericolosità di un’area, l’Agro aversano, che storicamente rappresenta un crocevia strategico per la criminalità organizzata, ma anche la forza di chi, come Rossi, decide di denunciare e collaborare con la giustizia, rompendo il muro dell’omertà e offrendo uno spiraglio di legalità in un territorio troppo spesso segnato da degrado e violenza

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