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Scabbia, è boom di contagi: +750%. I sintomi da non sottovalutare

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NAZIONALE – In diverse regioni italiane si registra un preoccupante incremento dei casi di scabbia. A lanciare l’allarme sono gli esperti della Società Italiana di Dermatologia.

La scabbia è causata da un acaro microscopico, il Sarcoptes scabiei, che si annida nella pelle per deporre le uova, provocando un intenso prurito, soprattutto notturno, e la comparsa di piccole papule, in particolare su mani, piedi e zone genitali.

È una patologia antica, già descritta in epoca romana e nota persino nell’Antico Egitto. Oggi, però, sta tornando a diffondersi in modo preoccupante.

Due recenti studi italiani segnalano un’impennata dei casi sopratutto in Emilia-Romagna e Lazio. La trasmissione avviene principalmente per contatto diretto e prolungato pelle a pelle, anche se è possibile il contagio attraverso oggetti contaminati.

Le categorie più a rischio sono bambini e adolescenti (5-18 anni), che frequentano ambienti comunitari come scuole e palestre, ma anche gli anziani ricoverati in RSA e persone in condizioni di fragilità sociale o sanitaria, come migranti, senzatetto e chi vive in ambienti sovraffollati o con scarsa igiene.

Il sintomo principale è un prurito intenso, spesso notturno. Se associato a lesioni o papule tra le dita, ai polsi, all’ombelico o ai genitali, potrebbe trattarsi proprio di scabbia.

Tra i fattori che stanno contribuendo alla diffusione della malattia, gli esperti citano condizioni igienico-sanitarie precarie, il turismo di massa post-pandemico (che favorisce il contagio in hotel, ostelli e campeggi), il ricambio del personale sanitario e un possibile fenomeno di resistenza ai farmaci.

In presenza di prurito persistente, specie se coinvolge più membri della famiglia o non risponde ai trattamenti comuni, è fondamentale rivolgersi a un medico o a un dermatologo ed evitare l’autodiagnosi. Una diagnosi errata può infatti ritardare la cura e aumentare il rischio di contagio.

In caso di scabbia accertata, è necessario trattare anche i contatti stretti, anche se asintomatici, e disinfettare indumenti e biancheria con lavaggi ad alte temperature.

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