
MARCIANISE/MADDALONI. La Quarta Sezione della Corte di Cassazione, guidata dal giudice Lucia Vignale, si è espressa in merito all’impugnazione presentata da otto soggetti coinvolti in un’indagine antidroga che ha riguardato una vasta rete di spaccio riconducibile al gruppo criminale dei Belforte, attiva nei territori di Maddaloni, Santa Maria a Vico, Cervino e Recale. Il ricorso era stato presentato contro la sentenza della Corte d’Appello di Napoli, che aveva a sua volta modificato una precedente decisione del GUP del Tribunale partenopeo. I sette condannati sconteranno in totale oltre mezzo secolo di carcere. Colpita in particolare la famiglia Iuliano-Carnevale di Marcianise, con 13 anni a Paolo, e pene rilevanti anche per la madre Maria e lo zio Donato.
Nel dettaglio, i giudici di secondo grado avevano ridefinito le pene inflitte:
Antonio D’Agostino: 6 anni e 6 mesi di carcere e 29mila euro di multa
Rosario Mandato: 4 anni di reclusione e 20mila euro di sanzione
Domenico Russo: 7 anni e 6 mesi di reclusione e 30mila euro di multa
Paolo Iuliano: 13 anni e 8 mesi di carcere e 28mila euro di multa
Donato Carnevale: 6 anni di detenzione
Maria Carnevale: 4 anni e 5 mesi di carcere e 20mila euro di multa
Marianna Nuvoletta: condannata a 6 anni
Gaetano Setola: 6 anni e 10 mesi di reclusione
Le indagini, condotte tra aprile 2017 e aprile 2018, hanno permesso di ricostruire una fitta rete di traffico di sostanze stupefacenti, in particolare cocaina, che alimentava numerose piazze di spaccio nelle province di Napoli e Caserta. Gli inquirenti hanno individuato tre organizzazioni distinte: una attiva tra Maddaloni, Santa Maria a Vico, Cervino e Recale; una seconda operante nel “Parco Verde” di Caivano e nei comuni limitrofi di Cardito e Crispano; la terza attiva tra Marcianise, Capodrise, Portico di Caserta e Macerata Campania. A ciascun imputato è stato attribuito un ruolo specifico all’interno di questi gruppi.
I condannati hanno contestato la sentenza della Corte d’Appello, sollevando obiezioni sul piano giuridico e motivazionale. La Cassazione ha accolto il ricorso presentato da Antonio D’Agostino, evidenziando un errore nella determinazione della pena in relazione al principio del reato continuato. Per lui è stato disposto l’annullamento della sentenza con rinvio per una nuova valutazione. Per gli altri sette imputati, invece, i ricorsi sono stati respinti perché privi di sufficiente argomentazione circa il calcolo delle pene.