SANTA MARIA CAPUA VETERE (Antonio Tagliacozzi). Oltre al danno anche la beffa. L’ex conservatorio “Santa Teresa” di vico Troiano si è trasformato per l’amministrazione comunale in un vero e proprio bumerang dal punto di vista amministrativo finanziario. Infatti, nell’ultima puntata di questa squallida vicenda che è costata alcuni milioni di euro all’ente locale e allo Stato, la suprema Corte di Cassazione ha respinto il ricorso presentato dal comune per l’inserimento nella massa passiva del fallimento della società che aveva eseguito i lavori nel vecchio convento carmelitano, la Edilcantieri srl.
In pratica, il comune, per una questione di tempistica di inserimento nel passivo della ditta, ha perduto la somma di 277.676,84 euro che l’ente locale aveva richiesto alla ditta in quanto si riteneva che i lavori nello stabile non erano stati eseguiti come da capitolato e a regola d’arte. Quindi, richiesta di inserimento nel fallimento della ditta, opposizione del curatore fallimentare, dottor Gianpiero Alfieri, difeso dall’avvocato Vittorio Sellitti, svolti i due gradi di giudizio con pareri alterni, ora la suprema corte di Cassazione ha escluso definitivamente il comune, assistito dall’avvocato Roberto Valentini, dall’inserimento nella massa passiva e, quindi, l’ente di via Albana ha perso la possibilità di recuperare la somma richiesta.
La decisione è stata assunta dagli ermellini, presidente Francesco Terrusi e consigliere relatore, Luigi Abete, nei giorni scorsi ed è stata notificata al comune per i provvedimenti conseguenziali. Il comune precedentemente aveva dovuto liquidare una somma di circa 44 mila euro ad un professionista che aveva svolto funzioni di ingegneristica nell’ambito della gara. L’ex Istituto Santa Teresa, fucina di giovani donne che hanno avuto successo nella vita professionale, era stato destinato a diventare un campus universitario per gli studenti fuori sede ed a questo progetto fu anche assegnato un premio nazionale offerto dalla banca san Paolo di Torino per le finalità e la progettualità dell’opera che era stata redatta dall’architetto, professore Massimiliano Rendina. Ora, tutto è perduto e l’immobile va deteriorandosi giorno per giorno. Peccato!