
Mondragone. Nel procedimento in corso presso la prima sezione del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, con il collegio giudicante guidato da Giovanni Caparco, Francesco Tiberio La Torre, soprannominato “Puntinella” e cugino dell’ex boss Augusto La Torre, ha confermato con determinazione quanto già dichiarato in precedenza al Tribunale del Riesame dopo il suo arresto dello scorso anno. L’imputato ha ribadito di non aver mai avanzato richieste estorsive nei confronti delle presunte vittime.
La vicenda giudiziaria riguarda tentativi di estorsione che, secondo l’accusa, avrebbero coinvolto il consigliere regionale Giovanni Zannini e gli imprenditori Alfredo e Pasquale Campoli. Stando alla ricostruzione dell’accusa, La Torre avrebbe preteso 50mila euro da Zannini, sostenendo di avere diritto a un risarcimento per un episodio avvenuto nel 2010 presso lo stabilimento balneare Sinuessa, all’epoca di proprietà del consigliere. Durante quell’episodio, il figlio di La Torre, Antonio, avrebbe riportato una ferita alla testa dopo essere stato colpito da un casco lanciato da Zannini, il quale, in qualità di avvocato, aveva anche assunto la difesa del padre del ragazzo.
Secondo la versione fornita da La Torre, l’aggressione sarebbe stata reciproca: Zannini sarebbe stato a sua volta colpito con delle pietre da Antonio La Torre, il quale, in seguito, avrebbe espresso insoddisfazione per la qualità della difesa legale fornita al padre. Puntinella, intervenendo in aula, ha affermato di non aver mai chiesto denaro a Zannini, ma solo una lettera di scuse per l’accaduto. Inoltre, ha sostenuto che le accuse mosse dagli imprenditori Campoli sarebbero il frutto di un piano orchestrato dallo stesso Zannini per sottrarsi alla responsabilità di quanto avvenuto nel 2010.