
NAZIONALE – A marzo 2025, gli stipendi dei lavoratori dipendenti subiranno una riduzione, indipendentemente dal settore o dal tipo di contratto. L’unica eccezione riguarda coloro che rientrano nelle fasce di esenzione stabilite dai singoli Comuni. Nulla di anomalo: come chiarito dall’Agenzia delle Entrate, questo avviene per effetto delle addizionali comunali e regionali, che si sommano all’Irpef. In particolare, a marzo riprende la trattenuta dell’acconto per le addizionali comunali.
Le addizionali locali, sia regionali che comunali, sono trattenute direttamente in busta paga dal datore di lavoro, che funge da sostituto d’imposta. A dicembre, queste trattenute non vengono applicate, portando a uno stipendio netto più alto. Tuttavia, da gennaio riparte la trattenuta per il saldo dell’anno precedente, mentre da marzo si aggiunge anche l’acconto per l’anno in corso. Questo comporta un netto inferiore rispetto a febbraio, per effetto della doppia trattenuta.
Nel cedolino di marzo si applicheranno sia il saldo per il 2024 sia l’acconto per il 2025, riducendo l’importo netto rispetto ai mesi precedenti. L’ammontare della riduzione dipende dalla percentuale di addizionale comunale fissata dal Comune di residenza, che varia tra lo 0,2% e lo 0,8% del reddito imponibile, con alcune eccezioni come Roma, dove si arriva allo 0,9%.
Per le addizionali regionali, l’aliquota base è dell’1,23% su tutto il territorio nazionale, ma può salire fino al 3,33%. Le regioni a statuto ordinario possono modulare le aliquote in base al reddito, mentre quelle a statuto speciale hanno la facoltà di incrementare l’aliquota base fino a un punto percentuale.