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Droga e telefoni in carcere coi droni, sotto torchio la casertana arrestata

MARCIANISE. Ha scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere Giovanna Viciglione, la 42enne di Marcianise finita in cella nell’ambito dell’inchiesta sul traffico di cellulari e stupefacenti in carcere. La donna è stata interrogata alla presenza del suo legale, avvocato Antimo Iuliano.

Stessa strategia difensiva anche per l’altro indagato difeso da Iuliano, Vincenzo Scognamiglio. Gli indagati si giocheranno le loro chance al Riesame. Secondo la Procura i rifornimenti avvenivano con droni gestiti da una sorta di ‘service’ che aveva tariffe precise: mille euro per consegnare uno smartphone, 250 euro per un telefonino abilitato alle sole chiamate vocali e 7000 euro per mezzo chilo di droga. Con due distinte indagini (che hanno portato complessivamente all’esecuzione di 31 misure cautelari) la Procura di Napoli ha fatto luce sulla ‘distribuzione’ di droga e telefoni in 19 carceri (Frosinone, Napoli – Secondigliano, Cosenza, Siracusa, Lanciano, Augusta, Catania, Terni, Rovigo, Caltanissetta, Roma-Rebibbia, Avellino, Trapani, Benevento, Melfi, Asti, Saluzzo, Viterbo e Sulmona) e sull’utilizzo di telefoni da parte di alcuni detenuti. Due inchieste che sono state illustrate oggi dal procuratore di Napoli, Nicola Gratteri, alla presenza degli uomini della Polizia di Stato, del Nic della Polizia penitenziaria e del Ros dei Carabinieri.

La prima indagine ha avuto inizio quando nel settembre del 2019 nel carcere di Frosinone c’è stato il ferimento di detenuto con una pistola fatta arrivare con un drone. Dopo pochi mesi l’indagine è stata indirizzata in Campania. Ma solo qualche mese prima erano stati introdotti dei telefonini nel carcere di Secondigliano. Grazie agli accertamenti tecnici del Ros dei carabinieri è stato appurato che quei droni erano modificati per trasportare oggetti pesanti (come un’arma) ma anche per ‘bucare’ le aree no fly zone.

Inchiesta conclusa con l’emissione di 20 misure cautelari. Nella seconda inchiesta la Squadra Mobile di Napoli ha dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 11 persone. Le indagini sono state avviate dalla polizia il 20 marzo 2023 a seguito dell’omicidio, avvenuto a Napoli, di Francesco Pio Maimone (un tranquillo e onesto pizzaiolo di 18 anni ucciso da una pallottola vagante nella zona di Mergellina mentre si stava godendo un momento di relax) e per il quale è stato fermato Francesco Pio Valda. Indagando sul gruppo dei Valda (Francesco Pio è il figlio di Ciro, esponente del clan Cuccaro di Barra, vittima nel 2013 di un agguato di camorra a seguito di una faida interna al clan) gli inquirenti hanno accertato varie interlocuzioni dal carcere.