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Quaqquaroni, tutte le 7 decisioni sugli arresti: la misura per il carrozziere

L’aggiornamento

Marcianise. Alla fine l’attesa svolta non c’è stata. Il giovane Gaetano Viciglione è stato l’unico dei sette indagati ad ottenere dal Riesame l’annullamento dell’ordinanza e la libertà.

Per gli altri sono arrivate solo conferme della misura col rigetto delle istanze. Molto attesa la decisione per il carrozziere Ottavio Sorbo che resta ai domiciliari al pari di Belvisto e Regino. Avevamo già detto in mattinata delle conferme per Piccolo e Monica che restano in carcere al pari di Salvatore Letizia.

Il primo lancio 

MARCIANISE. Niente sconti per due personaggi chiave dell’inchiesta sui Quaqquaroni. Il tribunale del Riesame ha confermato il carcere per l’imprenditore Agostino Piccolo, cugino del boss Achille ma incensurato prima del blitz, e per Gaetano Monica, giovane rampante che stava scalando le gerarchie accanto al defunto ras Francesco Piccolo.

Al momento l’unica variazione rispetto al blitz della squadra mobile, in attesa delle ulteriori decisioni, riguarda Gaetano Viciglione, difeso dall’avvocato Mariano Omarto, e rivelatosi inconsapevole di quanto stava accadendo. Lo studente universitario è tornato completamente libero e ha potuto riprendere la sua vita di sempre mettendo alle spalle il breve incubo.

Le accuse

Associazione camorristica, detenzione di armi ed estorsione con il metodo mafioso: sono i reati contestati alle sette persone arrestate all’alba dalla Polizia di Stato su ordine del gip del tribunale di Napoli, e ritenute organiche al clan Piccolo-Letizia operante nel Casertano in particolare nei comuni di Marcianise, Macerata Campania, Capodrise. In carcere sono finiti Agostino Piccolo, Gaetano Monica e Salvatore Letizia (fratello del collaboratore di giustizia Primo Letizia), ai domiciliari  furono messi gli indagati Ottavio Sorbo, Gaetano Viciglione (ora libero), Amedeo Belvisto e Pasquale Regino; un’ottava persona sottoposta ad indagini è invece deceduta nei mesi scorsi.

L’indagine coordinata dalla Distrettuale Antimafia di Napoli e realizzata dalla Squadra Mobile di Caserta, è partita nel 2019 dopo un’altra operazione che ha portato all’arresto dei capi del clan Piccolo, cosca che si contrappone da decenni a colpi di sanguinose faide all’altro storico clan di Marcianise, i Belforte; in quella circostanza finirono agli arresti anche elementi del clan Perreca di Macerata Campania, alleato dei Piccolo.

Dopo il blitz gli inquirenti hanno cercato di capire chi fossero gli altri elementi che di muovevano attorno ai capi, scoprendo l’identità degli incaricati delle richieste estorsive verso gli imprenditori. Sono stati così ricostruiti, anche grazie alle dichiarazioni di collaboratori di giustizia, numerosi episodi estorsivi. Gli indagati realizzavano intimidazioni armate all’indirizzo degli imprenditori taglieggiati, operanti nei settori più disparati (rivendita di autovetture, edilizia, onoranze funebri, smaltimento di rifiuti, supermercati, abbigliamento, pet food e altro). Le pretese estorsive, che giungevano fino alla somma di 2-3000 euro, da corrispondersi in occasione delle festività natalizie e pasquali, sono culminate talvolta nel danneggiamento, a colpi d’arma da fuoco, delle sedi delle aziende taglieggiate per costringere i titolari a pagare. Nel corso delle indagini sono state sequestrate armi, come una pistola calibro 9ž21 con matricola abrasa completa di caricatore e 16 cartucce.