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I signori della droga della valle alla sbarra: chiesti 68 anni di carcere

San Felice a Cancello/Arienzo/Forchia/Airola. Gang della droga nella Valle di Suessola sotto l’egida del ras Alessio Biondillo, stamani la requisitoria del pm davanti al giudice Di Palma al tribunale di Napoli. Arrivano le richieste di condanna con il rito abbreviato.

La requisitoria

  • Alessio Biondillo chiesti 14 anni di reclusione: 44 anni San Felice a Cancello, via Ponte Trave, alias ‘o Sazione detenuto a Santa Maria Capua Vetere
  • Luca Affinita chiesti 8 anni e 8 mesi , 39 anni, San Felice a Cancello, Ponti Rossi, alias Lucariell detenuto a Santa Maria Capua Vetere
  • Francesco Buono chiesti 8 anni; 29 anni di Airola (Bn) alias Ciccio detenuto a Poggioreale
  • Di Caprio Andrea chiesti 6 anni e 8 mesi, 41 anni di San Felice ma residente a Santa Maria a Vico, alias capa di bomba detenuto ad Avellino
  • Patrizio Fruggiero chiesti 8 anni, 37 anni di San Felice frazione Talanico, alias ‘o Principe e the specialist detenuto a Benevento
  • Salvatore Napolitano, chiesti anni 6 e 8 mesi, 44 anni di San Felice, Ponti Rossi, alias ‘o meccanico detenuto a Benevento
  • Clemente Pelaggi chiesti anni 8 mesi 8; 40 anni di Arienzo, alias ‘o reuccio di Capodiconca detenuto a Secondigliano
  • Clemente Saccavino chiesti 7 anni, 39 anni di Forchia, detto Messi, detenuto a Secondigliano

Chiaramente anche da come sono stati suddivisi gli anni, si evince che per gli incensurati come Di Caprio o il meccanico che non ha precedenti specifici è stato chiesto un po’ di meno, mentre per i veterani, vedi i casi Pelaggi e Affinita gli anni in più sono 2. Con il rito abbreviato 14 anni di richiesta al ras e capo promotore Alessio Biondillo ci stanno tutti. I 7 anni al Messi di Forchia lo mettono in una condizione di leggera subalternità rispetto al resto della truppa. Tra un mesetto i verdetti.

Questi rispondevano di associazione, dediti all’uso di sostanze stupefacenti, al fine di compiere attività d’acquisto, detenzione ai fini di spaccio: hashish, marijuana, cocaina e crack, con divisioni di compiti e funzioni.

Le indagini coordinate dalla DDA di Napoli sono state eseguite con importanti riscontri dagli uomini del nucleo operativo della compagnia di Maddaloni, diretto dal tenente Raffaele Di Donato. Si va dalla primavera fino all’inizio dell’autunno 2019.

Nel collegio difensivo gli avvocati Domenico Dello Iacono, Clemente Crisci, Orlando Sgambati, Danilo Di Cecco.

 

 

I ruoli

N.B. cliccando su ogni nome compare un articolo di profilo dell’imputato

Alessio Biondillo: Il capo e la mente della gang, è stato latitante per quasi 5 settimane, prima di consegnarsi, il 23 agosto. E’ un narcotrafficante di droga da sempre, una tradizione familiare. Nel periodo a cui si riferiscono le indagini guardava con sospetto al ritorno dei sammarchesi.

Luca Affinita: E’ l’assistente più vicino ad Alessio Biondillo, suo fedelissimo e vice da anni, esperto nel confezionamento e in generale degli stupefacenti.

Francesco Buono: Referente della gang per la zona caudina, l’importantissima piazza di Airola. Di Caprio si era messo in testa che voleva lavorare per lui.

Patrizio Fruggiero: The specialist nel manipolare la droga e nel riconoscere la qualità. Mostra insoddisfazione per quella vita che non gli piaceva più. Gli studi interrotti.

Salvatore Napolitano: Il meccanico della conosciuta famiglia che si occupa di un’importante officina e dell’assistenza stradale. Mette a disposizione l’officina come deposito per conservare i carichi nella disponibilità di ‘o Sazione, da cui prende un fitto mensile. Finito nel vortice e in difficoltà economiche, si fa regalare droga per venderla. Un disastro.

Clemente Pelaggi: Il referente di Arienzo storico del gruppo dei sazioni, spacciatore incallito nel suo eremo di Capodiconca. Arrestato più volte.

Clemente Saccavino: referente per la zona di Forchia ed Arpaia, uno che ha sempre fatto questo, ma si riforniva anche da altri, è il Messi della droga.

Andrea De Caprio: Assistente e corriere di Alessio Biondillo, gradualmente si prende anche un suo spazio e vende ad alcuni clienti in proprio. Era il tuttofare, il jolly, mostra segni di insofferenza anche nei confronti dei sazioni, è l’elemento chiave dell’inchiesta. I carabinieri di Maddaloni gli piazzano la cimice nella sua Citroen e incastrano tutti.