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Usura per il clan, svolta per la casa della famiglia del boss

 

MARCIANISE. Dopo la scarcerazione del rampollo Giovanni, la famiglia del boss dei Belforte Gennaro Buonanno detto “Gnucchino” ottiene anche la cancellazione di un altro provvedimento accessorio all’inchiesta su usura e clan.

Il tribunale del Riesame di Napoli ha accolto l’istanza dei legali dei Buonanno, gli avvocati Giuseppe Foglia e Massimo Trigari, e annullato il sequestro preventivo dell’abitazione di via Po di proprietà di Pasqualina Topa, moglie di Gennaro Buonanno e madre di Giovanni, entrambi coinvolti nel blitz di due settimane fa della Guardia di Finanza di Marcianise.

Buonanno jr era stato messo in carcere ma il gip gli ha revocato dopo una settimana la misura rimettendolo ai domiciliari. Proprio facendo leva sulla lunga detenzione casalinga precedente all’arresto, la difesa di Buonanno è riuscita a dimostrare che il 41enne all’epoca del contestato reato di estorsione era agli arresti domiciliari, facendo di fatto decadere l’esigenza cautelare per uno dei due capi.

L’inchiesta

Secondo quanto emerso dagli accertamenti realizzati dai finanzieri della Compagnia di Marcianise, Siciliano (arrestato ed anche lui ora libero) avrebbe incassato gli assegni provento di usura per conto dei fratelli Buonanno; si tratta di una somma di 85mila euro che sarebbe poi stata riutilizzata dall’imprenditore per le proprie attività commerciali.

I finanzieri hanno anche sequestrato agli indagati, su ordine del Gip, la somma di 240mila euro. La vittima è un imprenditore di Marcianise cui i Buonanno avrebbero prestato soldi con tassi di interesse dal 120% al 130% annui. In particolare all’operatore economico sono stati fatti vari prestiti per un totale di 60mila euro, e in un solo anno ha restituito a titolo di interesse 30mila euro. Per l’accusa in un’occasione, tra novembre e dicembre del 2015, la vittima sarebbe stata costretta a salire in un’automobile e minacciata di morte dai Buonanno per farsi consegnare i soldi del prestito, oltre che un “regalo” di 2mila euro per il clan Belforte in occasione delle festività natalizie; fatto non concretizzatosi perché l’imprenditore si è opposto.