San Felice a Cancello. Questa mattina nel carcere di Santa Maria Capua Vetere l’interrogatorio di Alessio Biondillo, ras della droga costituitosi nella serata lunedì dopo una latitanza di 5 settimane.
Doveva essere arrestato lo scorso 21 luglio assieme agli altri ma sfuggì alla cattura. La sua decisione di farsi portare in carcere era nell’aria, non poteva più resistere e ha optato per questo carcere per stare più vicino alla famiglia.
Biondillo si è avvalso della facoltà di non rispondere.
Per lui ora un’altra dozzina di giorni in isolamento per le norme anti covid e poi sarà messo a reparto.
Nel carcere ritroverà sicuramente Luca Affinita, il suo fidato e vice della gang, anche lui ristretto a Santa Maria Capua Vetere.
Nel corso delle 5 settimane di latitanza i carabinieri della compagnia di Maddaloni hanno più volte perquisito la sua abitazione in via Ponte Trave.
L’incredibile genesi dell’inchiesta e l’azione dei cc di Maddaloni
Tutto nasce da una denuncia presentata presso la compagnia carabinieri di Maddaloni da parte di Andrea Di Caprio e Pellegrino Biondillo (cugino di primo grado del 44enne di via Ponte Trave e non indagato) circa un presunto tentativo di estorsione posto in essere, a detta dei denuncianti, da esponenti del clan Massaro, non residenti in zona e sottoposti al programma di protezione. Siamo nella primavera del 2019.
Nello specifico i due indicavano quale presunto mandante ed esecutore del tentativo di estorsione, l’ex boss e killer Francesco Massaro’75, figlio dell’ex capoclan Clemente Massaro, a sua volta pentitosi per primo. Non uno qualunque, per altro residente in una località segreta della penisola.
In base a quella denuncia la successiva attività di intercettazione, sia telefonica che ambientale, non dava alcun riscontro positivo circa il tentativo di estorsione ma invece consentiva di far luce su un traffico di sostanze stupefacenti, cocaina, hashish e altro, avente come fulcro tutta la valle, dove venivano impiegati diversi pusher, tutti collegati tra loro.