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Ministro in tackle su Jabil: “Cura Italia impedisce licenziamenti”. Ma in fabbrica c’è rassegnazione

 

 

MARCIANISE. Sembra più una mossa della disperazione. Un tackle nei minuti di recupero di una partita ormai persa. Da Roma arriva un ultimo lumicino di speranza per 190 operai che da lunedì saranno ufficialmente licenziati.

Il governo è infatti intenzionato a convocare l’azienda Jabil e i sindacati “nei prossimi giorni”. Lo ha detto a Radio1 la ministra del Lavoro Nunzia Catalfo, aggiungendo che l’esecutivo sarà “pronto a risolvere il problema”. Catalfo ha ricordato che Jabil ha avviato le procedura di licenziamento collettivo a novembre, poi bloccata, ha quindi utilizzato la cassa integrazione, per le settimane previste dal decreto Cura Italia per Covid e potrà utilizzare le ulteriori 5 settimane, piu’ altre 4 settembre; quindi ha tenuto a precisare che l’azienda rientra nello stop alle procedure di licenziamento previste dai decreti Cura Italia e Rilancio.

Tra sciopero e rassegnazione

Si respira quasi più rassegnazione che rabbia allo stabilimento Jabil di Marcianise, dove i lavoratori sono in sciopero dopo che l’azienda ieri ha annunciato il licenziamento collettivo di 190 dipendenti da lunedì 25 maggio; i sindacalisti, non solo quelli dei metalmeccanici ma anche i segretari generali delle Confederazioni locali, sono in prefettura per capire quali spazi hanno per iniziative di mobilitazione e per consegnare una lettera al prefetto da far recapitare probabilmente al Governo. I margini di manovra sono comunque molto ridotti, anche perchè i vertici Jabil, manifestando l’intenzione di non voler chiedere il rinnovo della cassa integrazione usata in questi due mesi di pandemia, hanno fatto intendere la loro ferma volontà di porre fine ad una vertenza che si trascina dal giugno 2019, quando fu annunciato l’esubero di 350 addetti a Marcianise su un totale di 700.

 

Da allora 160 dipendenti hanno accettato di andarsene optando per la ricollocazione presso altre aziende con un incentivo di 10mila euro lordi – sono 80mila gli euro che la Jabil dù all’azienda che assume i suoi lavoratori – o per l’esodo volontario con un incentivo di 70mila euro lordi; 190 non hanno accettato nessuno dei due strumenti, e, con la procedura ormai chiusa, l’unico epilogo e’ ormai il licenziamento.

 

Un epilogo giù scritto, “che porta la firma – dice Michele Madonna, lavoratori nonchè delegato della Fiom-Cgil – dei massimi dirigenti della Jabil in Italia, ovvero del country manager Italia Clemente Cillo e del responsabile business Emanuele Cavallaro. La gestione Jabil in Italia e si è caratterizzata solo per le acquisizioni e il ricorso costante agli ammortizzatori e agli altri strumenti messi a disposizione dalle normativa italiana, e mai per veri piani industriali e produttivi. Ricordo che in passato la Jabil ha acquisito nel Casertano gli stabilimenti della Siemens, da ultimo quello della Ericsson, e ogni volta che acquisiva e aumentava il personale, ricorreva alla cassa integrazione o alla solidarietà, mai ad un aumento della produzione; già prima delle Cig per la Pandemia, usufruivamo della cassa integrazione straordinaria. Per noi a Marcianise il lavoro non c’è mai stato, eppure la multinazionale americana ha 120 stabilimenti nel mondo con 200mila dipendenti, e, tranne in Italia, realizza ovunque un ottimo fatturato”.