Mi sono trovato di fronte la pura incoscienza, quella che non ti fa rendere conto del rischio, anche penale, che si corre nel fare certe cose. Non voglio generalizzare, ma spesso abbiamo ragazzi spavaldi quando c’è la virtualità a proteggerli, quando sono in gruppo, ma estremamente fragili presi singolarmente. E questo deve far riflettere.
Come deve far riflettere, non mi stancherò mai dirlo, l’esempio che diamo noi adulti. Se si usano toni sopra le righe, se non si ha un comportamento corretto nella quotidianità e nella virtualità, cosa possiamo aspettarci da questi ragazzi? Lo smartphone, le auto 50, l’accesso senza controlli e limiti ad internet…Siamo noi adulti a concederli.
E a nulla serve lo scontro generazionale. Se cambiano i tempi, bisogna anche rivedere i modelli educativi, a partire dalle famiglie. Non è più il tempo delle giustificazioni, bisogna intervenire. Ne ho parlato oggi in un’intervista a Radio Capital e sia il Corriere della Sera che l’Huffingpost hanno ripreso la notizia rilanciando il tema. Segno che dobbiamo continuare a tenere vivo questo argomento”