Marcianise/San Nicola la Strada/Caivano. In data 6 novembre 2019, i Carabinieri della Sezione Operativa di Marcianise e del Comando Stazione di San Nicola la Strada hanno dato esecuzione ad un’Ordinanza di applicazione della misura della Custodia Cautelare in Carcere emessa dall’Ufficio Gip del Tribunale sede, su richiesta di questa Procura della Repubblica, nei confronti di S. C. el. 79 e N. G. el. 96, ritenuti responsabili dei reati di concorso in rapina aggravata, tentata estorsione e resistenza a pubblico ufficiale. Le indagini, avviate nel mese di luglio 2018 a seguito della rapina patita da una donna nel comune di San Nicola la Strada, ad opera di due soggetti, hanno consentito di accertare le dinamiche criminali, permettendo di ricostruire nei minimi dettagli l’organizzazione del colpo e della successiva fuga.
I due rapinatori, avvicinatisi alla vittima mentre era ferma in auto, minacciandola con una pistola, si impossessavano dell’autovettura, degli effetti personali e del telefono cellulare, dandosi alla fuga in direzione del comune di Caivano. La vittima, ancora in stato di shock, fermava un passante e allertava i Carabinieri fornendo i dati della sua automobile rapinata, la quale veniva intercettata da una pattuglia della Polizia di Stato lungo it viale Carlo III del comune di Marcianise. Ne scaturiva un inseguimento che terminava nelle campagne di Caivano dove i rapinatori si vedevano costretti ad abbandonare l’autovettura e a darsi alla fuga a piedi. Durante l’inseguimento la madre della vittima riceveva, dal cellulare rapinato, una chiamata da parte di uno dei due soggetti che, tramite la cosiddetta tecnica del “cavallo di ritorno”, richiedeva la sua presenza nel comune di Afragola dove, una volta giunta, sarebbe stata avvicinata da un complice che le avrebbe dato indicazioni su come ritrovare l’autovettura.
I tempestivi accertamenti svolti con l’acquisizione delle immagini dei sistemi di videosorveglianza posti nelle vicinanze del luogo del delitto e con la fondamentale estrapolazione dei profili di DNA raccolti sui cappelli indossati dagli uomini indumenti abbandonati all’interno dell’autovettura hanno consentito di acquisire gravi indizi di colpevolezza dei due uomini, destinatari dalla misura cautelare detentiva.