Capua. Dopo 4 mesi esatti Carmine Antropoli ha lasciato il carcere di Santa Maria Capua Vetere ma non tornerà a Sant’Angelo in Formis. Sono stati disposti infatti gli arresti domiciliari fuori regione. Accolta l’istanza presentata dallo staff legale (composto dagli avvocati Mauro Iodice, Angelo Raucci e Paolo Di Furia), dopo il rinvio a giudizio disposto mercoledì dal gup del tribunale di Napoli. In queste ore il chirurgo, primo cittadino di Capua dal 2006 al 2016, giungerà nell’abitazione abruzzese scelta come destinazione per il nuovo regime detentivo.
Per ben due volte i giudici avevano rigettato in questi mesi la richiesta di scarcerazione anche perchè le indagini erano ancora in corso. Per la Procura antimafia – sostituti Maurizio Giordano e Sandro D’Alessio, coordinati dall’Aggiunto Luigi Frunzio – Antropoli, in carcere dallo scorso 4 febbraio, avrebbe stretto un patto non solo con Francesco Zagaria, detto “Ciccio ‘e Brezza”, dal nome della frazione di Capua dove risiede, considerato referente del boss omonimo Michele Zagaria.
Un patto che avrebbe condizionato le elezioni comunali di Capua del 2016, cui Antropoli non si candidò perché era stato sindaco per due consiliature dal 2006 al 2016, facendo però candidare un proprio fedelissimo, che poi perse. Secondo i carabinieri ci sarebbe stato più di un incontro, sempre prima delle elezioni comunali del 2016, tra Antropoli e i due affiliati, in cui si parlava di politica.
Mercoledì scorso c’era stato il rinvio a giudizio dell’ex sindaco che aveva scelto il rito ordinario al pari di altri 5 indagati su 6, tra i quali gli ex assessori Marco Ricci e Guido Taglialatela e l’imprenditore Francesco Zagaria detto “Ciccio ‘e Brezza”.