
MONDRAGONE. Si chiude con una sentenza di non luogo a procedere il procedimento che vedeva coinvolti Gennaro Bianchino, rappresentante legale della Sviluppo Agricolo Bianchino Srl, e i suoi collaboratori. L’azienda ortofrutticola era finita nel mirino della Procura di Santa Maria Capua Vetere nell’ambito di un’indagine su un presunto sistema di false fatturazioni e irregolarità fiscali.
Il giudice dell’udienza preliminare Mauro Bottone ha accolto le argomentazioni dei difensori, ritenendo non sussistenti i presupposti per mandare a processo gli imputati.
Le contestazioni
Secondo la ricostruzione del sostituto procuratore Mariangela Condello, gli indagati avrebbero inserito nelle dichiarazioni fiscali – tra il 2016 e il 2021 – documentazione relativa a operazioni mai avvenute, con lo scopo di ridurre l’imponibile ai fini IVA, IRES e IRPEF. Le accuse riguardavano l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti e la presentazione di redditi dichiarati non corrispondenti alla realtà economica dell’azienda.
Le ipotesi d’evasione individuate dall’accusa comprendevano:
per Giuseppe Bianchino, una presunta evasione IVA di oltre 53mila euro e IRES per circa 1,6 milioni;
per Gennaro Bianchino, irregolarità su IVA e IRES di importi minori;
per Armando La Resta, anomalie fiscali per IVA e IRES superiori ai 186mila euro complessivi;
per Pasquale e Vincenzo Miraglia, l’emissione di fatture fittizie con presunta evasione IVA rispettivamente di 135mila e 34mila euro;
per Rosa Migliore, socio della società, una presunta omissione di utili “in nero” con Irpef non versata pari a oltre 1,1 milioni.
Durante l’udienza preliminare, i legali degli imputati hanno contestato punto per punto la ricostruzione della Procura, evidenziando – a loro dire – numerose incongruenze e l’assenza di elementi che collegassero i loro assistiti alle condotte contestate.
A conclusione del confronto, il Gup ha stabilito che non vi fossero le condizioni per proseguire con il processo, pronunciando sentenza di non luogo a procedere.

