
CASAL DI PRINCIPE. Ergastolo per i due sicari del gruppo Bidognettiano ritenuti responsabili dell’omicidio di Cesare Di Bona, l’imprenditore 78enne di Casal di Principe ucciso la mattina del 25 aprile 2005, proprio nel giorno del suo compleanno. La Corte d’Assise di Santa Maria Capua Vetere, presieduta da Marcella Suma con a latere Maria Compagnone, ha condannato al fine pena mai i killer Francesco Di Maio e Alessandro Cirillo, conosciuto come ’o sergente.
Secondo la ricostruzione della DDA di Napoli, sostenuta in aula dal pm Simona Belluccio, l’omicidio fu una vendetta trasversale contro il neo collaboratore di giustizia Luigi Diana, detto ’o manovale, già uomo di fiducia della fazione Bidognettiana. Diana, da poco passato dalla parte dello Stato, era ritenuto dal clan un traditore, e l’organizzazione decise di “far pagare il conto” colpendo un suo familiare: Di Bona era infatti lo zio acquisito del pentito.
La mattina dell’agguato, poco dopo le 9, l’imprenditore era appena uscito dal portoncino verde che separava la sua abitazione dal negozio di ceramiche e arredo bagno Edilcem, in corso Umberto I. Non ebbe nemmeno il tempo di sollevare la serranda: fu raggiunto da undici colpi di pistola calibro 9 esplosi da un’unica arma. L’esecuzione avvenne sull’uscio di casa, davanti all’edificio all’angolo con via Ariosto.
A soccorrerlo per primi furono i figli, Alfonso e Vincenzo, che non poterono far altro che coprire il corpo del padre con un lenzuolo, constatando che non c’era più nulla da fare.
Le indagini confermarono che Di Bona era stato scelto come obiettivo “più semplice”: la sua routine quotidiana era nota a tutti e l’imprenditore non aveva alcun timore di essere nel mirino della camorra, essendo incensurato e lontano dalle dinamiche criminali.

