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Sindaco ucciso, fissato processo ai carabinieri: “Colonnello depistò indagine da subito”

Aversa/Casagiove/Maddaloni. Fin dalle ore immediatamente successive all’agguato costato la vita ad Angelo Vassallo, sindaco di Pollica, il colonnello dei carabinieri Fabio Cagnazzo avrebbe avviato un chiaro tentativo di alterare le indagini, cercando di indirizzare i sospetti verso un soggetto estraneo ai fatti. Lo scrivono i giudici del Tribunale del Riesame di Salerno, che nelle motivazioni della decisione dello scorso 23 maggio, pur concedendo la libertà per l’ufficiale, ribadiscono l’esistenza di «forti elementi di colpevolezza».

Secondo i giudici, il comportamento dell’ufficiale subito dopo l’omicidio non può essere interpretato come semplice leggerezza: si tratta di una strategia ben precisa, incompatibile con finalità diverse da quelle di tutelare sé stesso e chi avrebbe partecipato all’esecuzione del crimine. La revoca della misura cautelare è stata determinata dall’assenza di esigenze attuali di custodia, come sostenuto anche dalla Procura di Salerno, guidata da Giuseppe Borrelli.

La decisione supera le osservazioni della Cassazione, che aveva sollevato dubbi su alcune testimonianze, ritenute però legittime in quanto riconfermate successivamente all’apertura ufficiale del fascicolo. In particolare, restano valide le parole del collaboratore Eugenio D’Atri e dell’ex pentito Romolo Ridosso, coinvolto nei sopralluoghi precedenti al delitto.

Oltre a Cagnazzo, originario di Aversa, anche Lazzaro Cioffi (residente a Casagiove e legato a Maddaloni da motivi familiari), ex maresciallo dei carabinieri, e l’imprenditore Giuseppe Cipriano sono tornati liberi per lo stesso motivo. Secondo l’accusa, Vassallo fu ucciso nel settembre 2010 per impedire che denunciasse una rete di narcotraffico radicata nel Cilento. L’udienza preliminare è fissata per il 15 settembre.

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