
CURTI. Il procedimento giudiziario a carico del sindaco di Curti, Antonio Raiano, si è concluso con una dichiarazione di prescrizione per l’unico capo d’accusa: turbativa d’asta. L’indagine era nata nel contesto delle presunte irregolarità nell’assegnazione dei lavori legati alla gestione ambientale del cimitero cittadino.
Raiano ha ricostruito i momenti più delicati della vicenda giudiziaria che lo ha visto coinvolto a partire da fine 2021, quando, a pochi giorni dal Natale, fu posto agli arresti domiciliari su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia. “Era il 21 dicembre. Il mio interrogatorio fu rimandato al 27, ma quel giorno non c’era nemmeno il magistrato che aveva firmato l’ordinanza. Fu un’esperienza devastante, per me e per una comunità intera che si stringeva attorno alla propria piazza”, ha raccontato il primo cittadino.
Successivamente, il Tribunale del Riesame revocò la misura cautelare, chiarendo come non emergesse alcun elemento di illegalità o di danno per l’ente. “Nemmeno lontanamente – sottolinea Raiano – è mai stato ipotizzato un mio coinvolgimento in episodi di corruzione”.
Il caso riguardava un intervento urgente di bonifica ambientale sotto il camposanto, in un’area colpita da un grave inquinamento, forse aggravato da un incendio avvenuto a fine 2016. Secondo l’accusa, Raiano avrebbe agevolato un imprenditore, Carlo Savoia, nella gara per l’affidamento dei lavori. Un’accusa che, come ribadito dalla difesa, non ha mai trovato riscontro concreto nei fatti.
“Ho vissuto tutto con la coscienza tranquilla – ha dichiarato il sindaco – ma con il peso della responsabilità verso la mia città, la mia famiglia, i colleghi in giunta. Non dimenticherò mai l’emozione di quei giorni, quando alcuni amministratori comunali si commossero nell’ultimo consiglio dell’anno”.
Raiano ha anche espresso amarezza per i ritardi del processo e per la mancata possibilità di confrontarsi con i testi dell’accusa: “A distanza di otto anni dai fatti, nemmeno sono stati ascoltati. Nessuno mi ha mai chiesto spiegazioni su alcune telefonate che sono state interpretate come sospette. È un problema grave del sistema. In Italia si può finire in carcere anche solo per rapporti normali con imprenditori che si scopre poi essere sotto indagine”.
Il sindaco ha chiuso il suo intervento con una riflessione: “La prescrizione non equivale a un’assoluzione piena, lo so. Ma è il punto finale di una storia ingiusta che mi ha segnato nel profondo. Il mio legale, Gennaro Iannotti, oggi è anche un amico. E mi ha insegnato a guardare il bicchiere mezzo pieno. Sono stato rieletto per la terza volta, e questo significa che la fiducia della mia gente non è mai venuta meno”.