
AVERSA/CASERTA. Il piano era studiato nei dettagli più minuziosi. Nulla era lasciato al caso, nemmeno la copertura giuridica, costruita con tale perizia che sul sito ufficiale della società irlandese usata come paravento venivano persino caricate circolari ufficiali dell’Agenzia delle Entrate. Uno degli intermediari, captato in un’intercettazione, si vantava: «Freghiamo la gente, ma restando nei confini della legge».
Dietro la facciata di legalità, un’operazione truffaldina che in poco più di due anni ha raggirato oltre cento persone, tra cui imprenditori e cittadini comuni. Promettevano accesso agevolato a fondi europei e la possibilità di incassare i crediti fiscali legati a Ecobonus e Superbonus 110%. Un’illusione che ha generato un flusso di denaro quantificato in quasi 4 miliardi di euro dalla Guardia di Finanza. Soldi promessi, ma mai visti dai malcapitati.
Il raggiro ha avuto risvolti drammatici. L’11 aprile 2023, una delle vittime – un imprenditore agricolo dell’area bolognese – si è tolta la vita. La figlia, devastata, ha contattato uno degli intermediari avvisandolo: «Vado a denunciare tutto alla polizia internazionale».
L’inchiesta
Ma gli investigatori erano già sulle tracce della rete criminale da diversi mesi. Tutto è partito dal 9 maggio 2022, quando il rappresentante legale di un centro di radiodiagnostica a Frattamaggiore ha denunciato il caso, raccontando come era stato truffato. Quella denuncia ha dato il via a un’indagine della Guardia di Finanza – sezione Frodi comunitarie – coordinata dal pm Cesare Sirignano della Procura di Napoli Nord.
L’inchiesta ha fatto luce su un’organizzazione strutturata e ben organizzata. Grazie alle intercettazioni telefoniche, in tempi rapidi sono stati iscritti nel registro degli indagati undici finti broker. Per sei di loro, il gip ha emesso misure cautelari: tre in carcere, tre ai domiciliari.
Tra le testimonianze più forti c’è quella di un imprenditore napoletano, che a partire da dicembre 2021 aveva trasferito circa 450mila euro su conti esteri, convinto che avrebbe ricevuto un finanziamento di 36,5 milioni di euro per ampliare il proprio centro diagnostico. Secondo la proposta, il 60% del finanziamento sarebbe stato a fondo perduto, il resto in forma di prestito venticinquennale con tasso agevolato dello 0,75%. Prima, però, era “necessario” pagare: 55mila euro per l’istruttoria, 30mila per la presentazione presso la Banca Europea per gli Investimenti e 220mila come garanzia assicurativa.
La truffa
Il fulcro dell’inganno era una società registrata in Irlanda, la European Global Guarantees Ventures Ltd, non abilitata e priva di riconoscimenti ufficiali, che emetteva polizze fideiussorie false, millantando accessi a fondi e sovvenzioni UE. Le cose hanno iniziato a incrinarsi quando una delle vittime si è suicidata: un evento che ha scosso anche alcuni degli stessi indagati. Uno di loro, colpito dalla chiamata della figlia della donna, ha deciso di collaborare per aiutare chi aveva perso tutto: «Continuavate a prendere in giro i clienti senza neanche mostrare la faccia», ha sbottato contro i soci.
Nel frattempo, la Guardia di Finanza ha scoperto che era stata creata un’altra società, stavolta con sede in Bulgaria, che nei documenti utilizzava indebitamente simboli religiosi della Chiesa Ortodossa per guadagnarsi la fiducia delle vittime. Finti funzionari europei, i truffatori si presentavano anche in videoconferenze travestiti, indossando parrucche. In una delle intercettazioni, datata 28 aprile 2023, uno dei capi rideva: «Ho già ordinato un telefono con una voce maschile perfetta».