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Omicidio di camorra, 3 rischiano grosso: c’è il figlio del boss

Parete. Il pubblico ministero Graziella Arlomede, in forza alla Direzione distrettuale antimafia di Napoli, ha chiesto tre condanne al termine della sua requisitoria nel processo per l’assassinio di Attilio Mottola, avvenuto quasi vent’anni fa nel territorio di Parete.

Le pene richieste sono di vent’anni di reclusione per Francesco Di Maio, diciotto anni per Salvatore Spenuso, e dieci anni per Raffaele Bidognetti, quest’ultimo già collaboratore di giustizia.

 

Durante l’udienza, Spenuso ha ammesso il proprio coinvolgimento nel raid armato che si è consumato il 18 ottobre 2005 nel cuore dell’Agro Aversano, zona storicamente sotto l’influenza del clan riconducibile a Francesco Bidognetti, conosciuto come “Cicciotto ‘e mezzanotte”.

 

Secondo la ricostruzione dell’accusa, a impartire l’ordine di eliminare Mottola sarebbe stato proprio Raffaele Bidognetti, figlio del boss, che temeva fosse stato lui a rivelare ai carabinieri il suo nascondiglio.

 

Gli imputati, Spenuso e Di Maio, sono difesi rispettivamente dagli avvocati Carlo De Stavola e Carmine D’Aniello. Il processo si sta celebrando con rito abbreviato davanti al gup Fabrizio Fiore del tribunale di Napoli. La decisione del giudice è attesa a breve.

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