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Morte della piccola Aurora: sentiti in aula il nonno e il brigadiere: sotto la lente le telefonate al pediatra

Santa Maria a Vico. Una terribile tragedia che scosse Santa Maria a Vico avvenne il 2 settembre del 2023. Durante la mattinata, una neonata di nome Aurora perse la vita.

La neonata venne trovata morta nella sua culla nell’appartamento dove viveva coi suoi genitori Emanuele Savino e Anna Gammella, rispettivamente 27 e 20 anni, ora accusati della morte della piccola. Da lì sono partite le indagini da parte dei carabinieri, coordinate dal sostituto procuratore Stefania Pontillo, e grazie a tali indagini, i due coniugi sono stati arrestati il 14 novembre 2023.

Grazie sempre alle indagini, è stato possibile ricostruire un quadro indiziario a loro carico, anche grazie alle chat estrapolate dai loro cellulari sequestrati subito dopo il decesso della bimba.

Tali chat, uniti ai rilievi eseguiti dei carabinieri della compagnia di Maddaloni, insieme alle varie testimonianze e al referto dell’esame autoptico, hanno portato all’accusa contro i due genitori per maltrattamenti e omicidio.

La neonata, che aveva solo 45 giorni, fu trovata morta nella sua culla. I sanitari che sono subito corsi sul posto, hanno trovato la presenza di bruciature e di lacerazioni sull’addome, gambe e piedini della neonata. I genitori hanno cercato di sviare le indagini affermando che la loro figlia si era scottata facendo durante il bagno della sera precedente.

Ciò ha dato il via a un processo contro i due. Il processo è in corso e oggi, davanti alla Corte d’Assise del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, sono stati ascoltati il brigadiere che insieme ai suoi colleghi ha lavorato al caso e il padre dell’imputata, nonno della bimba.

Il carabiniere, durante le indagini, ha effettuato i rilievi sui cellulari dei due imputati e parlando della madre della bimba ha detto: “Ci sono stati due tentativi di telefonate al pediatra Barbato che sono partiti dal cellulare dell’imputata ma non trovati né tra le chiamate perse né tra quelle ricevute sullo smartphone del dottore”.

Dopo il brigadiere è stato ascoltato il nonno che ha riferito: “La mattina di quel giorno mia figlia mi ha chiamato e mi ha chiesto di raggiungerla perché Aurora non respirava più, io le dissi di chiamare subito l’ambulanza.  Mi sono sempre chiesto perché avesse tardato a chiamare i soccorsi, forse perché era impaurita”.

Ha poi continuato affermando che non gli era mai piaciuta la relazione che la figlia aveva col genero e ammettendo che lei era andata a convivere con lui perché era rimasta incinta molto giovane e ha faticato ad accettare la cosa: “Alla fine ho accettato la loro relazione perché sembrava che stessero bene assieme”.

Ha poi ammesso che non era a conoscenza dei problemi del genero legati alla droga: “Della sua tossicodipendenza mi hanno informato i militari operanti quando mi hanno sentito per la morte della piccola”.

L’uomo ha poi continuato riferendo che aveva visto la figlia e il suo compagno proprio la sera prima che la tragedia si consumasse: “Sembravano tranquilli, mi vennero a trovare per un caffè. Aurora dormì tutto il periodo, notai solo che aveva delle bollicine sotto ai piedi e mia figlia mi disse che era il calore”.

Ci ha tenuto a precisare che la figlia si è sempre curata dei suoi figli con amorevole cura: “Mia figlia non ha fatto mai mancare nulla ai figli, erano sempre in ordine ed io ero felice di essere nonno di 3 bambini”.

Conclusa l’udienza, è stato stabilito che in aula si tonerà a luglio dove verranno ascoltati la madre dell’imputata e gli operatori del 118.

I legali coinvolti nel collegio difensivo sono Carlo Perrotta, Davide Pascarella, Alessio Ruoppo per gli imputati, mentre l’avvocato Maria Rosaria Genovese come curatore minorile e l’avvocato Clara Niola dell’associazione Cam Telefono Azzurro.

 

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