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Incinta a 12 anni, caso finisce in tribunale: genitori nei guai

Regionale. Il caso della cosiddetta “sposa bambina” di Latina, che ha scosso profondamente l’opinione pubblica, è ora al centro di un processo penale. La vicenda riguarda una ragazzina di soli 12 anni, vittima di abusi sessuali e rimasta incinta, che ha vissuto per un periodo con un ragazzo di 17 anni, culminando in un matrimonio secondo il rito rom e in successive gravidanze e aborti.

Il procedimento giudiziario, la cui udienza preliminare è fissata per il primo luglio davanti alla giudice Claudia Cortegiano, vede imputati i genitori della minore e quelli del ragazzo, entrambi accusati di non aver impedito la relazione e i rapporti sessuali tra i due minorenni, nonostante la consapevolezza dell’illiceità della situazione. Dovranno rispondere di violenza sessuale aggravata su minore, in base agli articoli 609 bis e quater del codice penale.

Secondo l’inchiesta coordinata dalla Procura di Latina, la bambina, trasferita dalla Campania, è stata costretta a vivere nella casa della famiglia del ragazzo, appartenente al noto clan Di Silvio. Qui, oltre a subire abusi, sarebbe stata obbligata a indossare abiti tradizionali e a collaborare nello spaccio di droga. Dopo un primo aborto a 12 anni, la giovane è rimasta nuovamente incinta e, a 14 anni, ha dato alla luce una bambina.

La situazione è emersa grazie alle indagini dei carabinieri, inizialmente focalizzate su traffici di droga, che hanno portato alla luce una realtà di violenze e soprusi. I genitori di entrambi i minori sono accusati di aver violato il dovere di protezione nei confronti dei figli, non opponendosi alla convivenza e ai rapporti tra i due, nonostante le ripetute richieste della madre della vittima di riportarla a casa.

Attualmente, la giovane madre vive in una struttura protetta con la figlia, seguita dai servizi sociali, mentre il Comune di Latina ha annunciato la costituzione di parte civile nel processo. La vicenda ha sollevato interrogativi anche sulle responsabilità delle istituzioni scolastiche e sanitarie che non hanno segnalato la situazione alle autorità competenti.

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