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Autovelox, più della metà non sono omologati e le multe nulle: la sentenza della Cassazione

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NAZIONALE – Una vera e propria bomba a orologeria giuridica rischia di esplodere sulle casse dei comuni italiani. Secondo il Codacons, la recente sentenza della Cassazione che invalida le multe per eccesso di velocità rilevate con dispositivi non omologati potrebbe costare oltre 40 milioni di euro solo nelle grandi città.

Tutto nasce dall’articolo 142 del Codice della Strada, che già nel 1992 prevedeva l’omologazione dei rilevatori di velocità. Tuttavia, il decreto attuativo che avrebbe dovuto stabilire le modalità per tale omologazione non è mai stato emanato. E così, per oltre trent’anni, le amministrazioni hanno considerato sufficiente l’approvazione ministeriale dei dispositivi. Ma la Cassazione ha ribaltato questa interpretazione, chiarendo che approvazione e omologazione sono due processi distinti e obbligatori.

Il caos è partito ad aprile 2024, quando la Suprema Corte ha accolto numerosi ricorsi presentati da automobilisti sanzionati. Il ministero dei Trasporti, guidato da Matteo Salvini, ha tentato di correre ai ripari con un decreto che sanava gli autovelox approvati dopo il 2017, ma il provvedimento è stato congelato a Bruxelles per approfondimenti. Dai dati raccolti dall’Anci emerge che solo il 40,6% dei dispositivi fissi e il 32,8% di quelli mobili risultano in regola con tale requisito.

Nel frattempo, aumentano i ricorsi, e molti comuni iniziano a disattivare i rilevatori per evitare ulteriori contestazioni. Il rischio concreto è che milioni di euro già incassati dalle sanzioni debbano essere restituiti.

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