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Falsi incidenti stradali, in 47 nei guai per maxi truffa. TUTTI I NOMI

AVERSA/CASERTA/SANTA MARIA CAPUA VETERE. È stata fissata l’udienza preliminare per 47 imputati accusati di aver fatto parte di un’organizzazione criminale dedita a una lunga serie di reati, tra cui corruzione, falso ideologico, truffa, corruzione in atti giudiziari, e fabbricazione e uso di documentazione falsa. Il gruppo, secondo gli inquirenti, avrebbe architettato numerosi finti incidenti stradali per ottenere in modo illecito risarcimenti milionari da diverse compagnie assicurative.

Gli indagati dovranno comparire nel mese di maggio davanti al giudice per l’udienza preliminare Emilio Minio presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, dopo che il pubblico ministero Gerardina Cozzolino ha ottenuto il rinvio a giudizio. Tra le persone coinvolte figurano: Antonio Abatiello, Emilio Acunzio, Emilio Baldascino, Raffaele Biello, Paolo Antonio Caterino, Fortunata Caterino, Giovanni Cimmino, Andrea Cipullo, Olimpio Costantino, Luciano Cremona, Flavia Davide, Carmine D’Aniello, Raffaella D’Aniello, Antonietta Dello Margio, Carmine De Simone, Gianluca Di Sarno, Guglielmo Di Sarno, Mario D’Angelo, Giuseppe De Santis, Antonio Del Vecchio, Michele Del Vecchio, Luigi Fontarella, Angelo Ferraro, Domenico Fiorito, Paolo Franco, Patrizia Intorto, Antimo Iuliano, Francescoantonio Landolfi, Antonio Letizia, Raffaele Marrandino, Mariangela Masella, Adriana Mottola, Massimiliano Pagano, Angelo Palmiero, Gianluca Piazza, Fabio Pirozzi, Alessandro Piscitelli, Giulio Puzzi, Gennaro Rondinone, Patrizia Rubino, Antonio Russo, Francesco Russo, Gianni Russo, Salvatore Salvemini, Raffaele Santangelo, Esterina Tavoletta, Massimo Vaio e Luigi Varone.

La maxi inchiesta è stata condotta dai carabinieri del Nucleo Investigativo del Gruppo di Aversa e dal NAS di Caserta. L’indagine ha portato all’adozione di 23 provvedimenti cautelari e ha svelato una rete ben organizzata che avrebbe frodato le assicurazioni per un ammontare di circa 4 milioni di euro.

Gli investigatori hanno documentato come i membri dell’associazione trasportassero nei Pronto Soccorso soggetti che avevano già riportato fratture o lesioni pregresse. Queste persone, utilizzando false identità e presentando documenti falsificati forniti dall’organizzazione, riuscivano a ottenere certificati medici che attestavano infortuni riconducibili a inesistenti incidenti stradali. I referti venivano poi usati per avanzare richieste di risarcimento alle compagnie, lucrando così su eventi mai accaduti.

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