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Diplomi facili nella Valle, tremano 1400 posti: “Così hanno scalato graduatorie”

SAN FELICE A CANCELLO/NOLA. Potrebbe avere ripercussioni devastanti l’indagine avviata dal Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza di Caserta, che nella giornata di ieri ha portato all’arresto di tre persone coinvolte in un vasto sistema di rilascio di titoli di studio falsificati. In manette sono finiti Salvatore Ammaturo, già collaboratore scolastico a Durazzano e titolare del Centro Studi Sannitico, istituto ritenuto il fulcro del meccanismo fraudolento, insieme a Salvatore D’Avanzo, di Nola, e Francesco Visone, originario di San Felice a Cancello, entrambi accusati di aver collaborato nella stampa e distribuzione dei certificati contraffatti.

Il centro sannitico si sarebbe trasformato in un vero e proprio “market” del diploma, rilasciando oltre 1700 attestati apocrifi, circa 1400 dei quali sarebbero stati utilizzati per scalare le graduatorie del personale ATA, bypassando i criteri di merito e trasparenza.

La genesi dell’indagine

Sebbene la competenza dell’inchiesta sia poi passata alla Procura di Benevento, tutto avrebbe avuto inizio nel casertano, dove la Guardia di Finanza e la Procura di Santa Maria Capua Vetere avevano intercettato un flusso sospetto di titoli di studio “gonfiati” provenienti proprio da Durazzano, sede legale dell’istituto sotto accusa.

Il danno maggiore riguarda chi, grazie al punteggio ottenuto tramite questi diplomi irregolari, è riuscito a ottenere un impiego pubblico nelle scuole italiane, in ruoli amministrativi o come personale ausiliario. In questi casi, infatti, non è previsto un concorso: l’inserimento in graduatoria dipende esclusivamente dal titolo di studio e da eventuali qualifiche professionali.

Proprio per questo, l’allarme è stato trasmesso al Ministero per la Pubblica Amministrazione, che potrebbe ora procedere con l’annullamento automatico dei contratti stipulati da coloro che hanno beneficiato di questi documenti falsi.

La revoca dell’assunzione, però, non è l’unica conseguenza: anche chi ha guadagnato un punteggio più alto grazie al voto presente su uno di questi diplomi contraffatti potrebbe ritrovarsi retrocesso nelle liste, perdendo di fatto l’accesso al lavoro o alla stabilizzazione.

Dieci indagati: 1000 euro a dipoma

Sul fronte giudiziario, oltre ai tre arrestati, sono indagate altre sette persone, per un totale di dieci nomi iscritti nel registro. Il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Benevento ha deciso di non applicare altre misure cautelari per il momento.

Intanto, le Fiamme Gialle hanno trasmesso alla magistratura l’elenco completo dei circa 1400 soggetti che avrebbero usufruito dei titoli non autentici. Se venissero confermati gli elementi raccolti, per loro potrebbe aprirsi un processo separato rispetto a quello che coinvolgerà gli ideatori del raggiro.

Stando alle stime degli inquirenti, ogni diploma sarebbe stato venduto per una cifra media di circa 1.000 euro, per un incasso complessivo che supera il milione e 700mila euro. Un business illecito su larga scala, con cifre da capogiro e conseguenze pesantissime per il mondo scolastico e amministrativo.

Siamo solo all’inizio di un’inchiesta che potrebbe ridefinire i contorni di centinaia di posizioni lavorative ottenute attraverso mezzi fraudolenti. E la scure della giustizia rischia di abbattersi non solo sugli ideatori, ma anche su chi ha usufruito del “diploma facile”.

 

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