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Pentito suicida aveva rotto con la famiglia dopo la collaborazione

Pignataro Maggiore. Una decisione sofferta, che lo aveva allontanato dalla sua famiglia. Pietro Ligato, detenuto originario di Pignataro Maggiore, aveva scelto di collaborare con la giustizia. Una scelta non condivisa dai suoi familiari, in particolare dalla madre – moglie del boss Raffaele Ligato e sorella del mafioso Vincenzo Lubrano – che, secondo quanto riportato da fonti locali, avrebbe interrotto ogni rapporto con il figlio, accusandolo di aver tradito il codice d’omertà del clan.

Un isolamento profondo, che potrebbe aver inciso sul gesto estremo compiuto giovedì scorso all’interno del carcere di Secondigliano, anche se al momento non ci sono certezze sulle motivazioni che lo hanno spinto a togliersi la vita.

Secondo una prima ricostruzione, Ligato si sarebbe suicidato utilizzando una busta di plastica. Sull’episodio indagano i carabinieri, coordinati dalla Procura di Napoli, per chiarire le circostanze e accertare eventuali responsabilità.

Una vicenda dolorosa, segnata da scelte complesse, silenzi e solitudine.

 

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