
MARCIANISE/CAPODRISE. Si sono tenuti in queste ore gli interrogatori di garanzia davanti al Gip Morra per tutti gli indagati dell’inchiesta legata al gruppo criminale noto come “Mazzacane”, affiliato al clan Belforte di Marcianise. Gli indagati, coinvolti in un’aggressione brutale a causa di un debito di 200 euro per una partita di cocaina non pagata, si sono tutti avvalsi della facoltà di non rispondere, mantenendo il silenzio durante l’udienza.
L’inchiesta, condotta dai carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Caserta sotto la direzione della Direzione Distrettuale Antimafia (DDA), ha portato all’arresto di Antonio Amoriello e Alessandro Del Prete, entrambi 36enni. Amoriello, già in carcere da novembre, è stato accusato di essere uno degli esecutori materiali dell’aggressione, mentre Del Prete, pugile ed ex dipendente di un autolavaggio, ha ricevuto gli arresti domiciliari. L’indagine si è estesa anche a quattro indagati a piede libero, tra cui due donne, Filomena Anziano e Maria Amoriello.
La strategia difensiva sembra chiara: la linea prevalente è quella del silenzio, in attesa di eventuali sviluppi al Riesame per i due indagati colpiti da misura. Filomena Anziano e Alessandro Del Prete, sono difesi dall’avvocato Antimo Iuliano, mentre gli altri indagati sono assistiti da Nicola Musone e Angelo Raucci.
La ricostruzione della Dda
Il 44enne artigiano di Capodrise, vittima dell’aggressione, è stato ricercato in vari luoghi prima di essere trovato e brutalmente picchiato con mazze da baseball. L’aggressione ha causato gravi lesioni alla vittima, inclusi fratture alle costole e una profonda ferita al braccio. Inoltre, la madre dell’uomo è stata minacciata, dimostrando la natura mafiosa dell’atto. Gli investigatori ritengono che il gruppo criminale non solo abbia agito per punire un debito non saldato, ma abbia anche inviato un messaggio chiaro a chiunque fosse in ritardo con il pagamento verso il clan: nessuno può permettersi di non onorare i propri debiti.
Gli esecutori materiali dell’aggressione sono ritenuti essere Amoriello e Del Prete, ma le indagini hanno messo in luce anche il coinvolgimento di altri due soggetti a piede libero, Francesco Bianco e Francesco Saverio Chiorri. In particolare, le due donne indagate, Filomena Anziano e Maria Amoriello, sono sospettate di aver avuto un ruolo attivo nella pianificazione dell’aggressione. Filomena Anziano, sorella di Giovanni Anziano, noto esponente del clan Belforte, avrebbe partecipato alla ricerca della vittima e alla sua localizzazione, mentre Maria Amoriello, parente di Antonio Amoriello, potrebbe aver contribuito alla gestione delle informazioni sulla vittima e sui suoi spostamenti.
L’inchiesta ha rivelato un sistema estorsivo legato non solo a spaccio di droga, ma anche a un controllo del territorio esercitato attraverso metodi violenti, come l’aggressione al 44enne artigiano. Le intercettazioni telefoniche e ambientali hanno confermato che l’episodio non è stato isolato, ma si inserisce in un contesto più ampio di intimidazioni e minacce legate al controllo della zona. L’obiettivo degli aggressori, secondo gli inquirenti, era anche quello di riaffermare la propria supremazia territoriale e intimorire chiunque potesse pensare di non rispettare le regole imposte dal clan.