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Strage dei cutoliani, si salva cugino del boss. Posizione blindata

San Cipriano d’Aversa. Sentenza di assoluzione per Giancarlo Iovine: la Cassazione respinge il ricorso della Procura

La Corte di Cassazione ha confermato l’assoluzione di Giancarlo Iovine, imprenditore di San Cipriano d’Aversa e cugino di secondo grado del boss dei Casalesi, in relazione al quadruplice omicidio di camorra avvenuto il 22 ottobre 1989. La sentenza respinge il ricorso della Procura Generale, che contestava la decisione della Corte di Assise d’Appello di Napoli.

Il caso del quadruplice omicidio

L’episodio in questione rientra nella guerra di camorra tra clan rivali e vide l’uccisione di Antonio Pagano, figura di spicco del gruppo cutoliano, insieme ai suoi affiliati Giuseppe Orsi, Giuseppe Gagliardi e Giuseppe Mennillo.

In primo grado, Iovine era stato condannato a 30 anni di reclusione, con l’accusa di aver avuto un ruolo determinante nella cosiddetta “strage dei cutoliani”, considerata una vendetta del clan dei Casalesi. La condanna fu confermata in Appello, ma successivamente la Cassazione dispose l’annullamento della sentenza, ordinando un nuovo processo davanti a una diversa sezione della Corte d’Assise d’Appello di Napoli.

Il nuovo processo e la conferma dell’assoluzione

Nel processo di rinvio, i giudici hanno riascoltato le dichiarazioni del collaboratore di giustizia De Simone, il quale aveva fornito dettagli sulla pianificazione e sull’esecuzione dell’agguato. Anche il procuratore generale Daniela Della Pietra aveva chiesto la conferma della condanna, basandosi sulle testimonianze di diversi pentiti, compreso Antonio Iovine, detto “o’ ninno”. Tuttavia, tali dichiarazioni non sono state ritenute sufficienti a provare un coinvolgimento diretto dell’imputato.

La Corte ha quindi stabilito che non vi fossero elementi certi per condannare Giancarlo Iovine, emettendo una sentenza di assoluzione.

Il ricorso respinto dalla Cassazione

La Procura Generale ha presentato un’ulteriore impugnazione, sostenendo che vi fossero contraddizioni nei racconti dei collaboratori di giustizia, ma la Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile. Secondo i giudici, il documento non rispettava il principio di autosufficienza e risultava troppo generico nel contestare la motivazione della sentenza d’appello.

Con questa decisione, il procedimento contro Iovine si conclude definitivamente con un’assoluzione.

 

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