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Droga e telefoni in cella, 21 indagati: l’asse tra Valle di Suessola e Basso Volturno. I NOMI

SAN FELICE A CANCELLO/MADDALONI/VILLA LITERNO/GRAZZANISE. Un’inchiesta coordinata dal pubblico ministero Oriana Zona ha portato alla luce un sistema di spaccio di droga e uso illecito di telefoni cellulari all’interno del carcere ‘Francesco Uccella’ di Santa Maria Capua Vetere. Ventuno persone sono finite sotto indagine con accuse che vanno dalla detenzione illegale di sostanze stupefacenti all’introduzione di telefoni cellulari all’interno della struttura detentiva. Lo riferisce Cronache.

Secondo le ricostruzioni degli inquirenti, Filippo Gravante, 37 anni, e Antonio Santafata, 28 anni, entrambi di Grazzanise, insieme a Tiziana D’Angelo, 42enne di San Felice a Cancello, e al suo compagno Francesco Massaro, 38enne, sarebbero coinvolti nel traffico di droga all’interno del carcere. La Procura contesta a Gravante e alla D’Angelo l’introduzione di hashish nella casa circondariale, droga poi consegnata a Santafata e Massaro.

Il filone bis

Parallelamente, un altro filone dell’inchiesta ha riguardato l’uso illecito di telefoni cellulari in cella. Tra gli indagati figurano Giovanni De Martino, 45enne di Roma; Andrea Evacuo, 45enne di Torre Annunziata; Andi Giuseppe Tallino, residente a Villa Literno; Andrea Chiarolanza, 27enne; Andrea Falco, 46enne di Caivano; Ciro Marino, 39enne di Aversa; Andrea Gallo, 36enne di Torre Annunziata; Vincenzo D’Avanzo, 53enne di Maddaloni; Luciano Strafile, 46enne di Cerignola; Salvatore Sessa, 43enne di Mondragone; Angelo Bocchetti, 58enne di Marano di Napoli; Luigi Ciccarielli, 52enne di Giugliano; Vincenzo Di Chiara, 33enne di Aversa; Gennaro Febbraio, 38enne di Caivano; Luigi Nebbia, 25enne di Santa Maria Capua Vetere; Carmine Passariello, 42enne di San Felice a Cancello; Matteo Prece, 37enne di Caivano; e Raffaele Vitiello, 44enne di Torre Annunziata.

Le indagini, condotte attraverso intercettazioni e controlli interni, hanno permesso di ricostruire il sistema con cui droga e telefoni riuscivano a superare le barriere del carcere, alimentando un mercato illecito tra i detenuti. Gli inquirenti stanno ora approfondendo le responsabilità dei singoli indagati per delineare eventuali ulteriori sviluppi dell’inchiesta.

 

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