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Ferrovie e clan, pentito svela gli imprenditori amici del clan: “Ecco chi aveva contatti coi politici”

CASAL DI PRINCIPE/ SANTA MARIA CAPUA  VETERE. Parla il collaboratore di giustizia Luigi D’Ambrosio nel processo sulle infiltrazioni del clan dei Casalesi negli appalti delle Ferrovie dello Stato, in cui figurano 59 imputati tra presunti colletti bianchi del clan ed ex funzionari di Rete Ferroviaria Italiana.

D’Ambrosio ha parlato del ruolo di Dante Apicella, quale persona incarata di prendere contatto con imprenditori e amministratori locali per gli appalti evidenziando l’amicizia col primogenito di Sandokan Nicola Schiavone. Il collaboratore  di giustizia ha indicato anche altri imprenditori vicini al clan, a partire dai fratelli Diana.

Il processo sulle infiltrazioni dei Casalesi negli appalti è uno dei più importanti per quanto concerne i “colletti bianchi”, ossia quell’area grigia che permette ai clan di arrivare nelle stanze che contano; 59 gli imputati nel dibattimento cui si aggiungono altri 9 che hanno scelto il rito abbreviato, che dovrebbe concludersi con la sentenza nei prossimi giorni.

Coinvolti ex manager delle Ferrovie, accusati di aver dato appalti alle ditte del clan in cambio di soldi e regali, importanti esponenti del clan dei Casalesi come Dante Apicella (ha scelto l’abbreviato), e soprattutto l’imprenditore e colletto bianco Nicola Schiavone, padrino di matrimonio del primogenito del capo dei Casalesi Francesco “Sandokan” Schiavone, di cui è da sempre amico e ritenuto dalla Dda suo socio e prestanome (i due sono solo omonimi); per i magistrati anticamorra Nicola Schiavone avrebbe permesso al clan di infiltrarsi negli appalti di Ferrovie dello Stato, e sarebbe cresciuto imprenditorialmente grazie ad un patto stretto con il capoclan.

“Il lievito madre”

“Ha usato il lievito madre” di Sandokan, è la frase “simbolo” dell’indagine, usata dalla moglie del boss, Giuseppina Nappa, per indicare proprio l’ascesa di Schiavone. Le accuse per tutti gli imputati vanno a vario titolo dall’associazione a delinquere di tipo mafioso, all’estorsione, intestazione fittizia di beni, turbativa d’asta, corruzione, riciclaggio con l’aggravante della metodologia mafiosa ma anche rivelazione di atti coperti dal segreto delle indagini.