SANTA MARIA CAPUA VETERE. “Radio Radicale è legittimata a pubblicare sul proprio sito gli audio registrati dopo ogni udienza. Un eventuale divieto alla diffusione delle registrazioni sarebbe un ingiustificato limite al diritto di cronaca, mentre non risulta compresso dalla diffusione degli audio l’esercizio del diritto di difesa”.
Lo ha deciso il presidente della Corte d’Assise del tribunale di Santa Maria Capua Vetere Roberto Donatiello, davanti al quale è in corso il processo a carico di 105 imputati, tra agenti penitenziari, funzionari del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (Dap) e medici dell’Asl, per i pestaggi ai danni di detenuti avvenuti il 6 aprile 2020 nel carcere sammaritano.
Era stato il legale di alcuni imputati, Carlo De Stavola, a sollecitare la Corte il 22 marzo scorso a disporre il divieto di pubblicazione degli audio delle udienze registrati da Radio Radicale (l’emittente è stata autorizzata ad inizio dibattimento a registrare e pubblicare dopo ogni udienza), chiedendo che la pubblicazione avvenisse dopo la fine del processo di primo grado, e ciò perché la diffusione degli audio, a detta del legale, avrebbe inficiato la genuinità delle dichiarazioni rese in aula dai testimoni con il rischio che fosse violato il diritto di difesa, permettendo a testimoni non ancora sentiti di ascoltare le parole dette da altri testimoni e dunque rendere dichiarazioni in aula preparate e non spontanee.
Ma per la Corte, che ha rigettato la richiesta, la compressione del diritto di difesa lamentata dal legale, è solo “ipotetica e non attuale”, mentre un eventuale divieto di pubblicazione rappresenterebbe una lesione “concreta e ingiustificata”, dunque attuale, del diritto di cronaca e del diritto della collettività ad essere informata, corollari della libertà costituzionale di manifestazione del pensiero, su un processo che ha “destato allarme sociale” e sulla cui “rilevanza non stiamo qui a soffermarci”
. Peraltro, ha osservato nell’ordinanza di rigetto il presidente della Corte Donatiello, ci sono anche altri mezzi di comunicazione attraverso i quali si possono pubblicare le risultanze delle singole udienze, come “siti internet e articoli di giornale”. Il presidente ha poi evidenziato come le deroghe al principio generale di pubblicità dei processi sono indicate in modo tassativo dalla legge (quando la pubblicità può nuocere al buon costume, alla pubblica igiene, quando si tratta di notizie da mantenere segrete nell’interesse dello Stato, quando avvengono da parte del pubblico manifestazioni che turbano il regolare svolgimento delle udienze ovvero quando è necessario salvaguardare la sicurezza di testimoni o di imputati), e ciò sia se si considera la normativa nazionale che quella europea consacrata nella Cedu.