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Nuove dichiarazioni del pentito: incontri per l’usura al bar e droga dalla mecca dei vip

MARCIANISE. Nuove rivelazioni del pentito Giovanni Buonanno, figlio del vecchio ras Gennaro Buonanno detto Gnucchino nell’ambito dell’indagine sul giro di usura gestito da persone considerate vicine al clan Belforte di Marcianise.

Nei verbali Buonanno ha rivelato dove si svolgevano le riunioni per l’usura. Le vittime venivano convocate, secondo quanto evidenziato nei verbali, in un bar di via Martin Luther King: ad organizzare quegli incontri erano Domenico e Raffaele Rossetti, già indagati per tale reato e in attesa di conclusione del processo di primo grado.

Oltre all’usura Buonanno ha parlato anche di un’attività di spaccio attiva a Marcianise dal 2016 al 2019, mentre lui era a Milano e riusciva a smistare la droga nella sua città di origine da fornitore, grazie ai contatti con le organizzazioni dei narcos.

Im altri verbali precedentemente acquisito dalla Dda, Buonanno aveva già parlato di un barbiere di Marcianise che avrebbe fatto da intermediario tra clienti e usurai al punto di organizzare incontri nel salone. Dichiarazioni queste non verificate: l’artigiano infatti non è mai stato indagato pur essendo considerato un uomo di fiducia da parte di Filippo Capaldo, nipote di Michele Zagaria ma con diversi affari e legami imprenditoriali tra Marcianise e Capodrise.

La lettera al carabiniere

E’ cominciato tutto con una lettera alquanto strana. Giovanni Buonanno, 41enne di Marcianise, figlio del boss dei Belforte Gennaro, ha intrapreso sul finire della scorsa primavera il percorso che lo ha portato a diventare collaboratore di giustizia.

A fine aprile, dall’abitazione di via Po dove era agli arresti domiciliari, Buonanno jr ha scritto una lettera indirizzata a un carabiniere della Compagnia di Marcianise che lo aveva arrestato. In quella missiva, ovviamente acquisita dalla Dda, il 41enne lascia trasparire la sua intenzione di chiudere i conti con la camorra e passare dalla parte dello Stato.

Buonanno fu arrestato dalla Guardia di Finanza lo scorso 31 gennaio nell’ambito dell’operazione su usura e estorsione che vide coinvolto anche l’imprenditore dei supermercati Siciliano ma appena un mese dopo.

La difesa di Buonanno riuscì a dimostrare che il 41enne all’epoca del contestato reato di estorsione era agli arresti domiciliari, facendo di fatto decadere l’esigenza cautelare per uno dei due capi.  Sono contestati a vario titolo i reati di associazione camorristica, usura, estorsione e impiego di proventi illeciti mediante l’utilizzo del “metodo mafioso”.