MARCIANISE. Orefice Group, azienda sarda, replica alle accuse contenute nell’interrogazione a risposta scritta che i deputati Arturo Scotto (Articolo Uno) e Marco Sarracino (Pd) – entrambi sono iscritti al gruppo Pd – Italia Democratica e Progressista – hanno presentato lunedì 5 dicembre in relazione alla situazione dei 23 dipendenti che Orefice ha assunto nel maggio 2020 da Jabil, multinazionale Usa dell’elettronica con stabilimento a Marcianise, salvo poi licenziarli a fine 2021 per aver rifiutato il trasferimento in Sardegna.
I provvedimenti presi da Orefice sono stati annullati dal tribunale di Napoli Nord, che ha decretato l’illegittimità tanto del trasferimento quanto del licenziamento dei 23 lavoratori, disponendone la reintegra. In una nota Orefice critica la decisione di presentare un’interrogazione parlamentare, parlando di “domande che sono state portate in Parlamento prima ancora di essere poste alla nostra attenzione, semplicemente perché evidentemente le risposte non sono il vero obbiettivo. E’ arrivato il momento di rompere il silenzio.
Non intendiamo commentare le sentenze, tuttavia è doveroso sottolineare che in nessuna udienza – spiega il gruppo – fino a questo momento, è mai stata ammessa una sola prova tra quelle presentate dalla Orefice Generators srl. Non è mai stato sentito un sommario informatore, nemmeno per i ricorrenti. Abbiamo deciso di pubblicare online (sul sito www.veroreport.cloud, ndr) tutto quello che nessuno vuole vedere, tutte le prove che dimostrano che esisteva uno stabilimento a Caivano e che tale stabilimento era attrezzato ed operativo. I lavoratori Ex Jabil hanno lavorato all’interno di quello stabilimento. L’azienda successivamente alla crisi con i lavoratori del marzo 2021, causata dall’avere promosso una azione legale poi persa dagli stessi lavoratori, aveva proposto formalmente la ripresa delle attività produttive sospese, ma Sigle Sindacali e Lavoratori hanno insabbiato il documento.
Nel documento del 19 maggio 2021, notificato alle organizzazione sindacali dall’Unione Industriali, l’azienda, pur di riprendere le attività, decide di accettare e assecondare le richieste avanzate dai lavoratori proponendo il riavvio delle attività entro 30 giorni dalla sottoscrizione del documento. Il documento è sparito, volutamente insabbiato in modo che non restasse traccia nemmeno del mancato accordo voluto da lavoratori e sindacati”.