SAN MARCO EVANGELISTA/CASERTA. Udienza piuttosto rilevante quella di due giorni fa sull’assassinio del giovane pugile Gennaro Leone. In attesa del video choc del delitto che sarà analizzato nell’udienza del 7 dicembre, hanno preso la parola i consulenti di parte della difesa che si sono scagliati contro i medici dell’ospedale di Caserta,
Secondo i periti la coltellata ha provocato una lesione importante, ma le possibilità di morire per quella ferita sono prossime allo zero. Per salvarlo Gennaro andava operato d’urgenza, come affermò nella precedente udienza anche l’ex chirurgo del Pronto Soccorso del Policlinico Federico II di Napoli Giovanni Romano che, davanti alla Corte d’Assise del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere nella veste di perito della difesa, quella che a suo parere è spiegò stata la causa della morte di Gennaro Leone, il pugile 18enne accoltellato la notte tra il 28 e 29 agosto 2021 a Caserta in via Vico, cuore della movida, dal coetaneo Gabriel Ippolito, imputato per omicidio volontario.
La difesa di quest’ultimo, rappresentata da Angelo Raucci e Michela Ponticelli, ha sempre sostenuto che Leone sarebbe morto per colpe dei sanitari del Pronto Soccorso dell’ospedale (mai convolti nell’indagine sulla morte di Leone, ndr), in particolare perché non fu operato; i legali non hanno mai contestato il ferimento da parte di Ippolito, che emerge dalle immagini delle telecamere di videosorveglianza cittadine mostrate nell’udienza dello scorso aprile, dando battaglia sulla causa della morte e sul lasso di tempo di tre ore intercorso tra l’accoltellamento nelle vie della movida e il decesso in ospedale.
Leone, ferito da Ippolito all’arteria femorale, fu infatti portato dal 118 al Pronto Soccorso verso mezzanotte, ma morì dopo tre ore per dissanguamento, come da versione ufficiale. I legali di Ippolito hanno quindi nominato tre periti, il chirurgo di urgenza Giovanni Romano (in pensione), un medico legale e un chirurgo vascolare, per dimostrare che dopo il ferimento, Leone poteva essere salvato.