CASTEL VOLTURNO. Federica Sautto è una donna sola contro il mondo. Ha perso l’uomo della sua vita e il padre dei suoi tre figli che chiedono sempre lui. In un’intervista a Il Mattino ha raccontato la sua rabbia e il suo dolore per quanto accaduto.
“Nemmeno un animale viene ammazzato così, come ha fatto Luigi. E pensare che io il figlio Roberto poco prima l’ho anche accarezzato per calmarlo, dicendo di divertirsi e non litigare”. La famiglia, assistita dall’avvocato Ferdinando Letizia, chiede solo un processo giusto consapevole che comunque Luigi non tornerà.
“Quel sabato dopo il lavoro siamo andati nella villa che avevamo comprato, lui aveva appena terminato di montare i giochi per i bambini in giardino. Mio padre gli fece notare che la pioggia li avrebbe rovinati, ma Luigi rispose: domani sarà una bella giornata. Ma domani per noi non è mai arrivato” ha dichiarato a Il Mattino. Il sabato maledetto comincia con una lite che coinvolte il fratello di Luigi, Orlando Izzo: il barbiere interviene per riportare la calma.
“Roberto continuava a spingerlo. Luigi ha chiesto al fratello di salire in macchina e di tornare a casa, promettendo poi a Roberto di ricomprare gli occhiali da vista che Orlando gli aveva rotto. Quando siamo tornati a casa una Fiat Punto ha sgommato bloccandosi davanti al cancello. Dentro c’erano Roberto e un’altra persona, armata, ed è fuggito per proteggere me e i bambini”.
I bambini chiedono del papà, ma uno ha già capito quanto accaduto e quando la madre gli ha detto che sarebbero andati al pub a prendere un panino, ha sussurrato: “Come faceva papà”.
La posizione di padre e figlio
Il Gip del tribunale di Santa Maria Capua Vetere Orazio Rossi ha disposto il carcere per il 53enne Alessandro Moniello e il figlio 27enne Roberto Moniello, accusati dell’omicidio di Luigi Izzo, 38enne barbiere accoltellato a morte nella notte tra il 5 e il 6 novembre, a Castel Volturno, davanti alla moglie e alla suocera.
In particolare il Gip non ha convalidato il fermo disposto dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere, riconoscendo la mancanza del pericolo di fuga, ma ha disposto la carcerazione preventiva per i due indagati (difesi da Giuseppe Guadagno), ritenendo a loro carico la sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza e dell’esigenza cautelare della reiterazione del reato; ha poi escluso l’aggravante della premeditazione contestata dalla Procura, circostanza che può portare all’ergastolo, lasciando invece in piedi quella dei futili motivi.
Il coltello gettato nei Lagni
Il 53enne ha confessato di aver ucciso a coltellate Luigi Izzo, spiegando di aver voluto “difendere” il figlio 27enne che era rimasto coinvolto in una precedente rissa, cui peraltro Izzo non aveva partecipato. Più complessa la posizione del figlio 27enne, accusato di concorso in omicidio per sostegno morale al padre; davanti al pm il giovane ha cercato di alleggerire il proprio ruolo, dicendo di non sapere che il papà era armato, e di avergli detto che Izzo non c’entrava nulla con la rissa. Ma nei suoi confronti ci sarebbero le dichiarazioni della moglie e della suocera della vittima, che lo avrebbero visto aiutare concretamente il padre durante il delitto.
Per la Procura di Santa Maria Capua Vetere – sostituto Annalisa Imparato – padre e figlio avrebbero invece realizzato un vero e proprio raid punitivo nei confronti di Izzo. Il 53enne reo-confesso ha anche riferito ai carabinieri e al pm di aver gettato il coltello da cucina usato per colpire Izzo in un canalone; i militari sono anche andati a verificarne la presenza, ma non hanno trovato nulla, così come l’arma non è emersa in seguito alle perquisizioni alla moglie del 53enne.