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Certificati falsi per soldi, scandalo Asl: 9 verso processo. I nomi

Caserta. Richiesta di rinvio a giudizio con fissazione dell’udienza preliminare al 15 dicembre prossimo per l’ex direttore del Dipartimento di Salute Mentale (Dsm) dell’Asl di Caserta Luigi Carrizzone e altri otto imputati, accusati a vari titolo di corruzione in atti giudiziari, false dichiarazioni in atti destinati all’autorità giudiziaria, falsità materiale e ideologica; tutte contestazioni concernenti la produzione da parte di Carrizzone,in cambio di tangenti, di certificati medici ritenuti falsi anche perché realizzati senza sottoporre i pazienti beneficiari a visita, e utilizzati anche in procedimenti penali.

Il rinvio a giudizio è stato richiesto dal pubblico ministero Giovanni Corona, sostituto della Procura della Repubblica di Napoli Nord, che per tali fatti ha stralciato la posizione di Carrizzone e degli altri imputati da quella che era “l’indagine madre” sul presunto malaffare al Dipartimento di Salute Mentale dell’Asl casertana, che ha sede ad Aversa.

Il filone principale dell’inchiesta aveva portato ai domiciliari, nel gennaio 2021, Carrizzone e altre undici persone (altre sei erano state raggiunte da misure di interdizione dal lavoro) per un giro di appalti indetti dal Dsm finiti a ditte compiacenti in cambio di soldi e altri regali.

Altri filoni della maxi-indagine riguardavano i tanti casi di assenteismo dei dipendenti, e appunto i certificati medici redatti da Carrizzone dietro il pagamento di somme di danaro. Con l’ex dirigente Asl rischiano il processo la sua segretaria Patrizia Rampone, l’altro collaboratore Antonio D’Angelo, l’avvocato penalista Pierangelo Della Morte e le cinque persone che hanno richiesto e ottenuto il certificato medico ritenuto falso.

Dagli accertamenti realizzati dalla Procura e dai carabinieri, è emerso che Carrrizzone avrebbe ricevuto mille euro da uno degli imputati, Vincenzo Bianco, dividendo la somma con la segretaria, per emettere un certificato medico che doveva servire a Bianco per chiedere l’archiviazione in un’indagine penale in cui era coinvolto. Per gli altri casi non è stata invece provata la corruzione.