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Struttura organizzata e con sodali: ecco come i giudici descrivono gang dello spaccio del ‘casaro’

San Felice a Cancello. Come abbiamo già detto la DDA di Napoli vuole schiaffare dentro quello che abbiamo definito il terzo polo dello spaccio della valle, la gang del mastro casaro Cesare Martone.

Il pm ha fatto appello avverso all’ordinanza del gip e li vuole tutti in gattabuia.

Ecco i nomi: Cesare Martone 45 anni di Talanico, Biagio Angelo Carfora 51 anni di Arienzo, Michele Gilles Papa (detenuto in carcere per aggravamento) 39enne di Santa Maria a Vico, Salvatore Quartara 41enne di San Felice, Pellegrino Di Rosa 46enne di Talanico, Aniello Martone, 39enne fratello del casaro, Vito Quartara 35enne di San Felice, Francesco Vassallo 40enne di Airola e Giorgio Affinita 27enne di San Felice.

Intanto è stata fissata per i suddetti l’udienza al tribunale del Riesame il prossimo 22 luglio e quindi molto si deciderà in quella sede.

Una struttura organizzata

Risulta evidente l’esistenza di una struttura organizzata, operativa in Campania nelle province di Caserta Benevento ed Avellino e principalmente nella zona della Valle Caudina, facente capo a Cesare Martone, che ha visto tra i suoi accoliti diversi componenti del suo nucleo familiare (per i quali il gip ha rigettato la misura cautelare), oltre ad altri fidati sodali tra cui Angelo Biagio Carfora e Michele Gilles Papa per i quali la misura è stata accolta.

Si tratta di un’organizzazione che è risultata dedita stabilmente ed attraverso un consolidato modus operandi, al traffico di sostanze stupefacenti.

In particolare, la lettura incrociata di quanto, di volta in volta, è emerso dalle fonti di prova tecnica, dalle dichiarazioni degli abituali acquirenti, e dalle parallele attività investigative, ha consentito di delineare l’esistenza di una struttura che per quanto rudimentale, era organizzata in modo da garantire la soddisfazione delle continue richieste dei singoli assuntori di sostanza stupefacente che, per lo più previo contatto con il pusher ed utilizzando un linguaggio convenzionale, ricevevano laddove si trovavano, la consegna dello stupefacente provvedendo contestualmente a versare il corrispettivo.

E’ emersa la continuità dei traffici ed i precisi ruoli assunti dai co- indagati preposti taluni alla custodia ed altri alla preparazione delle dosi, altri ancor alla distribuzione itinerante delle dosi medesime.

Il tutto ha indotto è fondato la contestazione associativa.