CASERTA. Si avvia alla fase chiave il dibattimento sul processo Firema: alla sbarra ci sono i vertici del gruppo, finito sotto indagine per la morte di 19 operai, ammaltisi dopo l’esposizione all’amianto. Dopo la prima ipotesi di reato di lesioni il pm aveva aperto un secondo fronte per omicidio colposo.
Tra i coinvolti gli ex amministratori delegati della Firema Mario e Giovanni Fiore, gli ex dirigenti Maurizio Russo, Enzo Ianuario, Giovanni Iardino, Giuseppe Ricci e Carlo Regazzoni. Nei mesi scorsi il giudice monocratico avea separato la posizione degli imputati in relazione ai reati di omicidio colposo e lesioni colpose, quindi ha dichiarato con sentenza il non doversi procedere per intervenuta prescrizione per le ipotesi di lesioni, concernenti la situazione di 82 ex lavoratori Firema ammalatisi per esposizione all’amianto piu’ di sette anni e mezzo prima dell’intervenuta prescrizioni.
Gli ex dirigenti Ricci e Russo erano usciti indenni per assoluzione nel 2017 dal primo processo, in cui la Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere aveva contestato il reato piu’ lieve di rimozione e omissione dolosa di cautele contro infortuni sul lavoro (articolo 437 codice penale). Poi l’ufficio inquirente ha aperto una seconda indagine, contestando l’omicidio colposo e indagando altri amministratori succedutisi negli anni. Una strategia che ricorda quella seguita dalla Procura della Repubblica di Torino in relazione alla vicenda dell’Eternit, dove il proprietario dell’azienda, l’imprenditore svizzero Stephan Schmidheiny, era stato salvato in Cassazione dalla prescrizione dopo essere stato condannato in primo e secondo grado a 16 e 18 anni per disastro colposo in relazione a decine di decessi per amianto.