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Jabil, la reindustrializzazione è al palo: centinaia attendono la svolta

 

MARCIANISE. I sindacati dei metalmeccanici tornano a far sentire il loro grido d’allarme sulle vertenze ancora aperte nel Casertano, che riguardano importanti stabilimenti come quello della Whirlpool a Teverola-Carinaro e il sito della Jabil a Marcianise. Nel mirino finisce ancora una volta il processo di reindustrializzazione che interessa centinaia di lavoratori fuoriusciti o comunque dichiarati in esubero dalle due multinazionali americane, da anni alle prese con un ridimensionamento e con tagli profondi al personale; un processo voluto dalle istituzioni ma che soffre lentezze e debolezze.

In una nota, le segreterie regionali e casertane di Fim-Cisl, Fiom-Cigl e Uilm, si dicono seriamente “preoccupate per l’evolversi negativo delle reindustrializzazioni avviate sul territorio di Caserta che dovevano rappresentare una soluzione positiva alle scelte di ridimensionamento delle multinazionali Jabil e Whirlpool. Jabil ha presentato alle istituzioni nazionali e regionali due soggetti industriali che si sono dichiarate disponibili ad assorbire parte degli esuberi: il gruppo Orefice che ha assunto 23 lavoratori con l’impegno di avviare sul territorio casertano uno stabilimento di produzione di generatori elettrici, ma ad oggi nessun stabilimento è stato realizzato e tutti i lavoratori sono stati licenziati”.

“C’è poi il gruppo Softlab – spiegano i sindacati – che ha assunto circa 250 lavoratori ex Jabil ma dopo oltre due anni continua a fare ricorso alla cassa integrazione e il progetto di un insediamento industriale a Marcianise è andato in parte disatteso, occupando saltuariamente poco più di una decina di lavoratori a fronte dei 100 inizialmente previsti. Inoltre in merito alla realizzazione di un polo tecnologico di eccellenza dell’elettronica con altre società del territorio (tra cui FIB del gruppo Seri), siamo ancora fermi alle presentazioni pubbliche con la presenza di istituzioni nazionali e regionali (CNEL, Regione Campania)”.

Altra azienda che si è impegnata ad assumere da Jabil 200 lavoratori è la Tme, del cui progetto industriale fa parte anche Invitalia, società del Ministero dell’Economia; su questa reindustrializzazione, per ora, non si addensano nubi, e sembra che l’iter stia procedendo regolarmente. I sindacati valutano positivamente “l’ingresso di Invitalia nel capitale di Tme” ma spingono perché “vengano assunti da Tme, come promesso dal Governo, i 23 lavoratori licenziati da Orefice”.

Il nodo Whirpool

Per quanto concerne la multinazionale Whirlpool invece, le sigle dei metalmeccanici ricordano che “si è affidata al gruppo Seri per la reindustrializzazione del sito di Carinaro che prevedeva due progetti, Teverola 1 e Teverola 2. Il primo progetto industriale, che ha assorbito già 75 lavoratori ex Whirlpool, dopo alcuni anni non ha ancora iniziato la produzione di serie di batterie al Litio, nonostante in più incontri istituzionali siano state annunciati tre anni di commesse in portafoglio ordine da produrre urgentemente”.

“Nulla si conosce del secondo progetto presentato al MISE che doveva realizzare un investimento di circa 500 milioni di finanziamenti europei e assorbire altri 100 lavoratori. Come parti sociali abbiamo più volte ribadito la necessità di un progetto industriale per il Mezzogiorno che provi a recuperare la difficile situazione industriale e occupazionale, e non vorremmo che vada sprecata anche l’opportunità offerta dai fondi del PNRR. Fim-Fiom-Uilm valuteranno tutte le iniziative necessarie a sostenere e mettere in sicurezza il lavoro, le prospettive e il futuro di centinaia di lavoratori legati alle realtà industriali di Whirlpool e Jabil e delle relative aziende impegnate in progetti di reindustrializzazione e rioccupazione”, concludono.