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Concorsi, corruzione si allarga a tamponi: negatività fasulle per superare esami

 

SANTA MARIA CAPUA VETERE/MADDALONI Per consentirle di partecipare ai corsi di formazione per allievi agenti della Polizia Penitenziaria hanno più volte falsificato il necessario attestato di negatività al Covid-19 di una candidata: emerge nell’ambito delle indagini sugli episodi di corruzione ai concorsi per forze armate e di polizia che oggi hanno spinto il gip Federica Colucci ad emettere 14 misure cautelari. Ai domiciliari sono finiti le persone coinvolte nella realizzazione del falso attestato: l’amministratore di una società di igiene e sicurezza sul lavoro, Alessio Iannillo, 32 anni, l’ex agente della Penitenziaria Maurizio Russo, 29 anni e la candidata 29enne.

Le intercettazioni

Dall’attività investigativa del Nic della Polizia Penitenziaria, coordinata dalla Procura di Napoli, è emerso che in quattro occasioni, tra il gennaio e il giugno di quest’anno (l’8 gennaio, il 12 febbraio, l’8 maggio e il 21 giugno) l’ ex agente ha presentato alla scuola di formazione attestati negativi di un laboratorio di analisi della provincia di Avellino che erano stati modificati. Negli atti dell’indagine figurano diverse intercettazioni telefoniche e il gip di Napoli Federica Colucci sottolinea, nell’ordinanza di custodia cautelare, l’ “estrema gravità del reato contestato” ai tre indagati (falsità materiale commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici e Falsità materiale commessa dal privato reiterate e in concorso). Per il giudice, “…ciò che è più grave è la reiterazione della falsificazione in un breve lasso temporale e la gratuità di tale condotta”. Se la candidata “…fosse risultata positiva al test, la sua assenza al corso sarebbe stata pienamente giustificata”, sottolinea il giudice.

I nomi

I provvedimenti cautelari eseguiti oggi riguardano, tra gli altri, oltre che Spena e Russo anche Aniello Aversano (assistente capo Polizia Penitenziaria in servizio presso la Casa circondariale di Santa Maria Capua Vetere), Gennaro Fatone (vigile urbano a Caivano, nel Napoletano), Giorgio Spina (caporal maggiore dell’Esercito in servizio presso la caserma di Maddaloni, nel Casertano). Tutti risultano avere svolto la funzione di intermediari dei rapporti corruttivi finalizzati all’indebito superamento delle prove concorsuali. Nei riguardi di questi ultimi è stata adottata, in conformità alla richiesta dell’Ufficio, la misura cautelare degli arresti domiciliari.