RECALE/CAPODRISE. Come la mantide che dopo essersi accoppiata con l’uomo ne divora la testa, così la 53enne recalese finita agli arresti domiciliari nell’ambito dell’inchiesta a luci rosse, teneva in scacco i clienti. L’aggressione però era tutta una questione di soldi: o pagavano o le foto e gli audio di quei rapporti bollenti finivano alle famiglie.
L’indagine che ha portato la Procura sammaritana a indagare 9 persone trae origine dalla denuncia sporta da una vittima in riferimento a un assegno emesso nel gennaio 2018 per un importo di 1200 euro.
A quel punto cominciava un’attività di intercettazione che permetteva di ricostruire i contatti dell’uomo ed emergevano alcuni filoni investigativi che permettevano di accertare la commissione di episodi estorsivi ai danni di persone.
Dopo aver concordato con alcuni uomini prestazioni di natura sessuale la scort documetava con foto e audio gli incontri con i clienti minacciando poi la divulgazione del materiale per estorcere somme di denaro. Le richieste estorsive erano avanzate dalla 53enne recalese con la complicità di altri indagati in modo da rafforzare l’efficacia intimidatoria nei confronti delle vittime che finivano spesso per cedere al ricatto.