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Stesa di Ferragosto, cambia tutto: arresto bis per 4 dopo prima scarcerazione

 

CASTEL VOLTURNO. E’ durata pochi giorni la libertà per Luigi D’Antonio, Assunta Castellano, Teresa Venosa, Lorenzo Esposito De Rosa coinvolti nell’inchiesta sulla stesa del Ferragosto 2019 a Castel Volturno sfociata in un tentato omicidio.

D’Antonio e De Rosa rispondono anche di detenzione illegale di armi, Castellano e Venosa invece di estorsione.  I quattro erano stati scarcerati dal Riesame appena la settimana scorsa per l’inutilizzabilità delle intercettazioni.

La Dda però presentò ricorso d’urgenza contro questo provvedimento chiedendo un nuovo arresto per evitare il pericolo di fuga. Il gip quindi ha convalidato il fermo della Dda per Luigi D’Antonio, Lorenzo Esposito De Rosa e disposto una nuova ordinanza per Assunta Castellano e Teresa Venosa

 

La ricostruzione della Procura

I fatti a monte dell’attività d’indagine che ha originato il provvedimento cautelare risalgono alla nottata tra il 13 e il 14 agosto 2019, allorquando a Castel Volturno tre giovani rimasero vittime di un agguato a colpi di fucili a canne mozze. Le vittime, infatti, mentre erano in giro per le strade di quel centro a bordo di un’autovettura, furono accerchiate da un gruppo di ragazzi che viaggiavano in sella a degli scooter. Questi dapprima bloccarono l’autovettura e poi la resero bersaglio di colpi con mazze da baseball ma, soprattutto, di colpi d’arma da fuoco, in particolare armi lunghe, caricate con munizioni a palla spezzata. Nella circostanza, uno dei malcapitati restò colpito; tuttavia, essendosi abbassato, riportò soltanto ferite a una spalla.

L’avvio immediato delle indagini permise alla Squadra Mobile di Caserta di individuare, già nelle ore seguenti, uno dei possibili responsabili dell’agguato: D’ANTONIO Luigi. La perquisizione eseguita presso la sua abitazione, peraltro, portò al rinvenimento di un’arma alterata, in particolare un fucile che presentava le canne e il calcio tagliati per agevolarne il porto e aumentarne l’offensività. Per la detenzione dell’arma, poi risultata rubata, D’ANTONIO Luigi fu tratto in arresto.

Il successivo sviluppo investigativo, corroborato da attività tecniche di intercettazione, telefonica e ambientale, ma anche da indagini “tradizionali”, ha permesso di ricostruire l’intera vicenda e di individuare tutti i componenti del commando che, in quella nottata, avevano agito insieme al D’ANTONIO: trattavasi, tra altri, di MARFELLA Felice, GUIDA Andrea Rosario, DE ROSA Esposito Lorenzo e IORIO Francesco. Non solo: è stato individuato altresì il movente del delitto. D’ANTONIO Luigi e gli altri avevano agito per reazione contro una pregressa aggressione patita da una persona vicina al loro gruppo; peraltro, il tutto si inquadrava nell’ambito della definizione degli equilibri di potere per la gestione di traffici illeciti sul litorale.

L’indagine ha permesso di ricostruire anche le ore precedenti l’agguato, allorquando, cioè, il sodalizio in questione si era già reso protagonista della più classica delle stese, scorrazzando per strada – armi in pugno – nei pressi di un noto esercizio pubblico della cittadina, affollato di gente, e sparando in aria alcuni colpi di fucile. Il D’ANTONIO e lo IORIO si sarebbero poi anche impadroniti di uno scooter per compiere successivamente l’agguato. Allo stesso tempo, è stato possibile ricostruire come D’ANTONIO Luigi, avvalendosi della collaborazione materiale di sua madre CASTELLANO Assunta e dell’allora sua fidanzata VENOSA Teresa, con le quali corrispondeva dal carcere, si sia reso autore di una serie di condotte estorsive consumate in danno dei suoi stessi complici; dietro minaccia di una possibile collaborazione con l’Autorità Giudiziaria, che lo avrebbe portato a rivelare le loro identità, il D’ANTONIO e le donne li hanno infatti costretti a versare diverse somme di denaro, sotto forma di ratei settimanali, a titolo di “supporto economico” per la condizione carceraria patita.