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Supermercati e clan, Cassazione “spacca” gli indagati: le decisioni per imprenditori e parenti del boss

 

CAPODRISE/FRIGNANO/CASAPESENNA. Paolo Siciliano resta libero. Il 57enne patron capodrisano della catena di supermercati “Pellicano” non sarà dunque riarrestato come invece chiesto dalla Dda che aveva presentato ricorso in Cassazione contro la decisione del tribunale del Riesame che aveva scarcerato Siciliano.

La Quinta Sezione Penale della Suprema Corte ha accolto la tesi dei difensori dell’imprenditore capodrisano, rappresentato dagli avvocati Federico Simoncelli e Claudio Sgambato. Per Siciliano resta dunque valido quanto evidenziato dal Riesame, dopo che i legali avevano evidenziato l’infondatezza dell’accusa di associazione di stampo mafioso relativamente alle ingerenze dei Capaldo, nipoti di Zagaria nella conduzione delle aziende del Siciliano.

Nel dossier che scagiona Siciliano, in attesa della conclusione delle indagini, ci sono anche 16 denunce per furti, rapine ed estorsioni subite in questi anni: la sua attività imprenditoriale non avrebbe dunque ottenuto nessun vantaggio dalla presunta vicinanza coi Capaldo.

Stessa decisione è stata presa anche per il titolare di un’altra catena di supermercati, Alfonso Ottimo di Frignano: anche lui resta libero. Entrambi i ricorsi sono stati dichiarati inammissibili. Discorso diverso per i tre fratelli Filippo, Nicola e Mario Francesco Capaldo, nipoti del capoclan Michele Zagaria, di Casapesenna.

La Cassazione ha annullato con rinvio la decisione e quindi la loro posizione sarà nuovamente discussa in riferimento all’applicazione delle misure cautelari.