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Jabil lancia svolta verde ma lascia 230 a casa

 

MARCIANISE. Dalle schede elettroniche, sempre piu’ colpite da riduzione di prezzi di vendita e quindi difficili da mantenere come produzione in Italia, all’assemblaggio di prodotti finiti con particolare attenzione ai settori della Green Economy, dell’Aerospace e della Difesa, che potrebbe godere delle risorse del Recovery Fund. E’ la nuova mission produttiva comunicata al Mise (Ministero Sviluppo Economico) e ai sindacati dalla multinazionale Jabil, che ha lo stabilimento a Marcianise.

 

Una scelta resa nota nella riunione tenutasi in video-conferenza il 14 maggio, che delinea nuove prospettive anche di sopravvivenza del sito produttivo di Marcianise, alle prese da quasi due anni con una dura vertenza di lavoro che ha portato al licenziamento di 220 dipendenti; erano 700 nel giugno del 2019, quando la multinazionale statunitense dichiaro’ la volonta’ di procedere a 350 esuberi, di privarsi dunque della meta’ della forza lavoro. Da allora quasi tutti i fuoriusciti sono stati ricollocati in altre aziende, Softlab e Orefice Group, senza pero’ tornare davvero a lavorare, visto che ancora oggi quasi tutti i ricollocati sono in cassa integrazione e le nuove aziende che li hanno assunti, prendendo peraltro parecchi soldi dalla stessa Jabil, non hanno ancora chiari i piani di riutilizzazione degli ex Jabil.

 

Cassa integrazione agli sgoccioli

Ad oggi, dunque, allo stabilimento di Marcianise sono 480 i lavoratori rimasti (220 sono fuoriusciti nel frattempo); per tutti la cassa integrazione Covid terminera’ il 27 giugno, da quel momento la Jabil dovra’ riaprire una nuova procedura di licenziamento collettivo, che non riguardera’ solo 130 rimasti dalla procedura avviata nel giugno di due anni fa, ma ulteriori cento dipendenti. Anche nell’incontro del 14 maggio infatti, la multinazionale Usa ha ribadito l’intenzione di arrivare ad una forza lavoro di 250 addetti; 150-200 dipendenti Jabil potrebbero essere ricollocati presso l’azienda elettronica T.M.E.,che vorrebbe riutilizzarne una parte (cinquanta) nel suo stabilimento di Portico di Caserta, e l’altra in un sito non ancora individuato.

 

Numerose le perplessita’ avanzate dai sindacati dei metalmeccanici Fiom-Cgil, Fim-Cisl e Uilm, al viceministro dello Sviluppo Economico Alessandra Todde . “Ancora una volta – lamentano i sindacati – i piani della Jabil vanno verso un ridimensionamento della forza lavoro. Chiediamo al Governo e alla Regione Campania di effettuare un attento monitoraggio sui piani della Jabil, che ha gia’ disatteso accordi sull’occupazione presi a livello ministeriale, e di non farsi sfuggire le opportunita’ del Recovery Fund”. Il prossimo incontro, cui partecipera’ anche il ministero del Lavoro, e’ previsto per fine maggio